Covid, 5 milioni di mascherine non certificate per il Lazio: 3 arresti. Indagato l’ex ministro Saverio Romano

ROMA. Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali con la quale il G.I.P. del Tribunale capitolino, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di tre persone, indagate, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata nonché, due di queste, anche per traffico di influenze illecite.

A finire agli arresti domiciliari sono gli imprenditori Andelko Aleksic, Vittorio Farina e Domenico Romeo, indagati, a vario titolo, per frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata nonché, Aleksic e Farina, anche per traffico di influenze illecite. Uffici e abitazioni milanesi degli indagati sono stati perquisiti questa mattina. Ed è stato disposto il sequestro preventivo di circa 22 milioni di euro a carico dei tre e della società riferibile ad Aleksic: la European Network TLC, sottoposta a misura interdittiva di contrattare con la pubblica amministrazione.

I baschi verdi hanno scoperto così che Farina “si avvantaggia – si legge negli atti – nello svolgimento della sua attività di procacciatore di affari per conto della Ent Srl (la società che avrebbe rilasciato i cartificati ndr)”, di una serie di relazioni politiche e imprenditoriali riuscendo così ad ottenere contatti con la pubblica amministrazione.

Secondo la Procura di Roma avrebbero piazzato 5 milioni di mascherine FFP2 e 430 mila camici pur non avendo la certificazione adeguata, grazie a documenti falsi che però hanno destato i sospetti dei funzionari della dogana: hanno allertato il capo della Protezione Civile del Lazio, Carmelo Tulumello. E la faccenda è presto arrivata nelle mani della Guardia di Finanza di Roma. L’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro preventivo del profitto dei reati contestati, per un importo di quasi 22 milioni di euro, a carico dei 3 arrestati e di una società milanese, nei cui confronti è stata emessa la misura interdittiva del divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione.

A fronte dei contratti sottoscritti, che prevedevano la consegna di dispositivi di protezione individuale marcati e certificati CE, rientranti nella categoria merceologica di prodotti ad uso medicale, l’impresa milanese facente capo a uno degli arrestati, che fino al mese di marzo 2020 era attiva soltanto nel settore dell’editoria ha, dapprima fornito documenti rilasciati da enti non rientranti tra gli organismi deputati per rilasciare la specifica attestazione e, successivamente, per superare le criticità emerse durante le procedure di sdoganamento della merce proveniente dalla Cina, ha prodotto falsi certificati di conformità forniti anche tramite una società inglese riconducibile sempre a uno degli arrestati, ovvero non riferibili ai beni in realtà venduti.

Abbiamo parlato con Arcuri”. Ancora una volta il nome dell’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid è stato speso da imprenditori adesso finiti nel mirino della Procura di Roma, nell’ambito dell’inchiesta sulle forniture di mascherine e camici destinati alla Protezione Civile della Regione Lazio. Arcuri non è coinvolto nell’indagine che oggi ha portato la Finanza a notificare tre ordinanze di custodia cautelare disposte dal Gip di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica della Capitale. L’ex commissario non sarebbe a conoscenza della faccenda.  Invitalia ha infatti sottolineato che “in relazione all’inchiesta sulle mascherine destinate alla Protezione civile del Lazio, nella quale da conversazioni tra gli indagati pubblicate oggi risulta citato l’ex Commissario all’Emergenza Covid, peraltro estraneo alle indagini e probabilmente ancora una volta oggetto di traffico di influenze illecite, riteniamo utile precisare che né la società European Network Tlc né le persone coinvolte nelle indagini, hanno ricevuto alcuna promessa, alcun affidamento o alcun incarico dall’ex Commissario o dalla Struttura commissariale. La società, come tante altre, aveva inviato diverse proposte a nessuna della quali è stato mai dato alcun seguito dalla Struttura stessa”

Risultano infatti indagati, con l’accusa di traffico di influenze, anche Roberto De Santis e Francesco Saverio Romano. Il primo, imprenditore salentino vicino a D’Alema, già noto alle cronache per essere apparso in diverse inchieste giudiziarie senza tuttavia venire indagato, ha ricevuto un bonifico di 30 mila euro dalla  European Network Tlc di Aleksic. Oltre 58 mila euro sarebbero invece state versate dalla Ent sul conto dell’ex ministro berlusconiano Francesco Saverio Romano e della moglie Stefania Martorana. Il bonifico è stato classificato come “operazione sospetta”, in quanto carente della causale. E adesso l’ex ministro è indagato.