CORTE DEI CONTI, I PORTABORSE NON POSSONO ESSERE STABILIZZATI
I portaborse e i gli altri collaboratori a vario titolo assunti all’Ars dai deputati vanno ridotti. E va ridotto anche il loro compenso, prevedendo che ci sia un unico modello contrattuale e non due come adesso. Infine, per chi entra in Parlamento con queste qualifiche è impossibile la stabilizzazione. Lo ha deciso la sezione di Controllo della Corte dei Conti, segnando un punto fermo suol caso del boom di assunzioni che fra gennaio e marzo ha portato nelle stanze di Palazzo dei Normanni circa 300 persone.
L’indagine dei magistrati contabili fu rivelata a marzo dal Giornale di Sicilia. Il caso scoppia dopo che con questa legislatura oltre ai cosiddetti stabilizzati (75 persone assunte negli anni scorsi e a cui di volta in volta viene rinnovato il contratto per prassi) e ai tradizionali portaborse, sono stati assunti anche 109 nuovi portaborse con la qualifica D6, corrispondente alla più elevata categoria dell’amministrazione regionale. La moltiplicazione è frutto del budget da 58 mila euro assegnato a ogni deputato per i collaboratori: c’è chi ha dato l’intera somma a un solo portaborse e chi l’ha divisa fra più persone.
La Corte dei Conti ha detto basta con la delibera di ieri firmata dal presidente della Corte, Maurizio Graffeo, e dal relatore Giuseppe Di Pietro non è più possibile.
Ai D6 non può essere dato l’intero budget da 58 mila euro: «I livelli di inquadramento – scrive la Corte – possono essere di livello inferiore alla categoria D6. Altrimenti ci si troverebbe in contrasto con la legge che ha previsto nel 2014 il contenimento della spesa». In effetti per via di questi contratti la spesa è cresciuta di 3 milioni malgrado da questa legislatura i deputati siano venti in meno.
Il taglio delle retribuzioni ai D6 è dettato, secondo la Corte, anche dall’esigenza di evitare che ci siano «emolumenti in misura ingiustificata in relazione ai titoli di studio e alle mansioni espletate. E anche in rapporto ai normali livelli stipendiali di altre categoria». Fra gli assunti infatti c’è anche chi ha la terza media e molti non sono laureati.
Ridurre il numero dei contratti: «Appare evidente come non si possa prevedere sic et simpliciter l’assunzione di un numero sproporzionato di dipendenti senza alcun ancoraggio alle reali necessità dei gruppi parlamentari».
Ma, soprattutto, per i magistrati contabili «è l’esistenza stessa delle due diverse categorie di portaborse a sollevare le maggiori perplessità. È questo che ha sollevato il problema dell’aumento significativo dei contratti rispetto alla precedente legislatura».
Omogeneizzare i contratti e le retribuzioni. «C’è una palese disparità di trattamento tra lavoratori che pur espletando mansioni analoghe e per gli stessi gruppi sono inquadrati con contratti disomogenei e con differenze retributive e normative tutt’altro che rilevanti».
Nessuna delle due categorie può ambire alla stabilizzazione perchè «si tratta di personale chiamato su base esclusivamente fiduciaria con contratti di diritto privato. La situazione è del tutto dissimile dai precari delle pubbliche amministrazioni» visto che i cosiddetti stabilizzati e i portaborse lavorano per i gruppi e «non hanno mai prestato la loro attività per conto dell’amministrazione dell’Ars».
I magistrati consegnano alle cronache un’altra considerazione che nega la possibilità di una stabilizzazione: «Se non fosse così basterebbe godere della fiducia di un ristretto numero di deputati per venire stabilizzati senza essere mai entrati in una graduatoria e senza aver mai superato una selezione».