Corruzione, terremoto nella sanità per forniture ospedaliere. Nomi eccellenti
Ci sono nomi eccellenti nell’indagine che riguarda la sanità siciliana. L’indagine della Procura di Catania coordinata dal pm Fabio Regolo si snoda tra Catania, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Perugia
Corruzione, terremoto nella sanità
Il Gip ha disposto gli arresti domiciliari per 4 direttori di unità operative complesse, dipartimenti di aziende ospedaliere delle province della Sicilia orientale, tre rappresentanti di società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici, un rappresentante della società e un provider per l’organizzazione di eventi. A vario titolo sono indagati “in concorso per i reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”.
I nomi dei dirigenti coinvolti
Ai domiciliari ci sono quattro professori, rispettivamente direttori di unità complesse o dipartimenti di cardiologia presso i Policlinici universitari di Catania (Corrado Tamburino) e Messina (Antonio Micari) e i poli ospedalieri di Siracusa (Marco Contrarini) e Ragusa (Antonino Nicosia), membri di un Comitato medico-scientifico del progetto SCA “Sicilian Cardiovasculary Academy” che si occuperebbe dello sviluppo di formazione nella specializzazione di competenza. Secondo le investigazioni, i medici “sfruttando la propria posizione di vertice del rispettivo reparto, avrebbero intrattenuto rapporti con i rappresentanti delle società di distribuzione al fine di negoziare le cifre da erogare in occasione degli eventi organizzati dal comitato scientifico. Ciò sebbene la normativa di settore imporrebbe un completo distacco tra i membri di detto Comitato e i soggetti che si occupano di produzione e distribuzione di prodotti sanitari”.
Le indagini
Le indagini, svolte da militari del Gruppo tutela finanza pubblica del Nucleo di polizia economico finanziaria di Catania hanno inizio da verifiche sugli sprechi che avrebbero inizialmente fatto emergere come l’A.O.U. Policlinico “G. Rodolico – San Marco” di Catania avesse “effettuato affidamenti – scrive la Procura – per l’acquisto di dispositivi medici, nell’ambito di gare aziendali di bacino o della Centrale unica di committenza della Regione Siciliana, accordando alle ditte aggiudicatarie un prezzo risultato più elevato rispetto alle quotazioni dei medesimi dispositivi indicate nell’accordo quadro Consip”.
Gli imprenditori
Ai domiciliari anche gli imprenditori Rosa Vitale, Caterina Maugeri e Giancarlo Antonino Girlando delle tre società catanesi – rispettivamente, Presifarm s.r.l., Archigen s.r.l. e Cardiovascular s.r.l., nonché il referente di una di queste ultime, Francesco Dottorini. Le società si occupano del settore della produzione di valvole aortiche, endoprotesi coronariche e vascolari. ntenuto contatti con i dirigenti sanitari in occasione dell’organizzazione di eventi, valutando le richieste economiche pervenute e gli importi da elargire e ponendo tali valutazioni in correlazione con l’entità di propri dispositivi da impiantare.
Le indagini
Le indagini, svolte da militari del Gruppo tutela finanza pubblica del Nucleo di polizia economico finanziaria di Catania nascono dalle verifiche sugli sprechi che avrebbero inizialmente fatto emergere come l’A.O.U. Policlinico “G. Rodolico – San Marco” di Catania avesse “effettuato affidamenti – scrive la Procura – per l’acquisto di dispositivi medici, nell’ambito di gare aziendali di bacino o della Centrale unica di committenza della Regione Siciliana, accordando alle ditte aggiudicatarie un prezzo risultato più elevato rispetto alle quotazioni dei medesimi dispositivi indicate nell’accordo quadro Consip”. I finanzieri hanno ipotizzato l’esistenza di un “più ampio sistema dedito alla commissione di diversi atti corruttivi ad opera di dirigenti sanitari e rappresentanti delle società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici, utilizzando lo schermo delle sponsorizzazioni economiche di eventi formativi medici”. Le sponsorizzazioni economiche avrebbero avuto lo scopo “di ottenere in cambio – spiegano gli inquirenti – l’impegno degli stessi di favorire le “ditte più generose”, garantendogli l’uso effettivo di un numero maggiore di propri dispositivi medici nel corso degli interventi chirurgici”. Le stesse imprese sarebbero risultate aggiudicatarie delle gare aziendali, di bacino o della CUC per l’acquisto di propri dispositivi medici.