Consiglio comunale, nulla di fatto. E’ come una casa per anziani: senza vitalità
SCIACCA. Non sappiamo più che aggettivi usare per descrivere la pochezza che la politica saccense ci offre. Le copiose discariche sparse nelle nostre periferie danno uno scenario più decoroso rispetto a quello che emerge dalla scena politica saccense.
Il Consiglio comunale, soprattutto per l’inadeguatezza al ruolo del Presidente e sempre più espressione di un arroganza e di una parzialità che offende e mortifica l’istituzione eletta da popolo. Addirittura, ieri sera, dopo che un consigliere comunale ha chiesto la verifica del numero legale, ha dato la parola al sindaco anziché procedere alla conta dei consiglieri presenti come impone il regolamento. Fortunatamente è intervenuto il segretario comunale a ripristinare la legittimità. Numero legale che è mancato e la seduta è stata rinviata a stasera.
Ieri sera abbiamo assistito ad uno spettacolo indecoroso. Seguire la seduta tramite la piattaforma Zoom è stato impossibile. Il collegamento si bloccava ripetutamente. Abbiamo spento il computer nell’impossibilità di poter fare la cronaca e raccontare ai cittadini il resoconto della seduta. “E’ venuto meno uno degli elementi essenziali della legittimità di una seduta: la pubblicità”. Seduta senza diretta, senza streaming comunale, e con la piattaforma Zoom che dava problemi di collegamento, e con l’ingresso del pubblico vietato. Un’assurdità che non ha precedenti.
Ormai la politica si trascina “alla ricerca del qualcosa da fare”, prendendo in prestito una frase di Fabio Termine che descrive l’aula come “una casa per anziani dove manca la vitalità”. E’ emerso anche che la maggioranza non ha i numeri. Questa non è una novità. Ma su quale cifra si è fermata ciò che resta della maggioranza. Sette? Ed è strano che il tre consiglieri comunali di Italia Viva sono assenti. Si percepisce senza fatica che c’è una precisa strategia per alzare l’asticella della contropartita. Lo stesso Paolo Mandracchia, indipendente, ha chiesto di “sciogliere il nodo che si conduce da mesi. Abbiamo l’esigenza di sapere chi è la maggioranza”.
La città è ostaggio da mesi, imbrigliata a causa di lotte politiche che hanno solo l’interesse dell’equilibrio della bilancia del potere. Ciò che allarma maggiormente è pensare ai 22 mesi che ancora mancano termine del mandato elettorale. Trentasei mesi sono già passati e i temi irrisolti ancora tali sono.
Se Simone Di Paola invita a concentrarsi “sulle risposte da dare alle esigenze della città” affinché “si possa dare un senso a questa consiliatura”, la realtà è quella di un pantano dal quale è impossibile uscire.
Quando una coalizione vince le elezioni ha il dovere di governare e svolgere il programma elettorale sottoposto alla volontà del popolo. Le opposizioni hanno un ruolo che non può essere perfettamente sovrapposto a quello della maggioranza. Il quadro politico della maggioranza impone chiarezza, non può chiedere la ciambella di salvataggio alle opposizioni in modo costante. E’ contro la natura della democrazia. Si governa se si hanno i numeri in aula. Altrimenti deve prevalere il senso della responsabilità. Staccare la spina, se non vi è una terapia efficiente, è meglio che far seguitare la città in una lunga e deleteria agonia.
Ieri sera, la seduta è stata infruttuosa. Così non si può andare avanti. Oltre ad essere infruttuosa è stata indecorosa. Se qualche consigliere comunale ha paura di partecipare in aula per il contagio del Covid, allora si dimetta. C’è tanta gente che va al lavoro, sta a contatto con il pubblico, fa sacrifici. Un consigliere comunale non può avere paura dell’aula e poi girare per la città per un drink o per una pizza.
Filippo Cardinale