CONSIGLIO COMUNALE, LA SCELTA POSSIBILE, IL CORAGGIO DA DIMOSTRARE
Editoriale di Filippo Cardinale
Altra seduta consiliare per completare il dibattito politico. A intervenire, stasera, i consiglieri della maggioranza. Quella maggioranza che ha preso le redini dell’amministrazione della città, ma che si trova numericamente con un consigliere per garantirsi “la maggioranza”. Da 19 consiglieri, la maggioranza è scesa, infatti, a 16. Con una zona a forte rischio, considerate le fibrillazioni sempre vive all’interno di essa.
In un editoriale di stamattina abbiamo invitato la maggioranza – che ha fatto quadrato attorno al sindaco definendolo di “alto valore politico” in riferimento al suo intervento di lunedì sera- ad essere consequenziali. Abbiamo invitato la maggioranza a esprimere quel senso di responsabilità cui fa appello. La consequenzialità e la responsabilità dei consiglieri di maggioranza si dovrebbe esplicitare in un chiaro invito al sindaco di procedere senza limitazioni dovute ad aspirazioni assessoriali da parte degli alleati. Dovrebbe, abbiamo scritto stamattina, che la maggioranza dovrebbe liberare il sindaco da pressioni, e da istigazioni a usare il bilancino del farmacista per la distribuzione del potere amministrativo.
Dovrebbe la maggioranza, in sostanza, per essere consequenziale con se stessa individuare insieme al sindaco alcuni punti programmatici importanti e dare mandato al sindaco di espletarli con autonomia di azione e di squadra di collaboratori.
Il sindaco, con il dibattito politico aperto, ha una occasione interessante che dovrebbe cogliere. Dovrebbe ripartire dall’inizio, cioè quando nella prima seduta consiliare rivolse un invito alla opposizione ad aprire un dialogo costruttivo, che avesse al suo centro la crescita della collettività.
Il sindaco, ha perso una buona occasione alcuni mesi fa, quando erano più fertili i tempi per un’apertura del dibattito politico, guardando con più fiducia all’opposizione. Spinto all’angolo del ring da un diniego assurdo del parlamentare dell’Ncd a dialogare con il Pd, e a troncare il dialogo con i consigliere ex Cantiere Popolare,poi Big Bang, il sindaco si è trovato monco anche dell’eventuale sostegno dell’Mpa. Risultato? Maggioranza a quota rischio.
Ma mentre da piazza Mariano Rossi partivano dinieghi ad una apertura di dialogo, il partito del sindaco, l’Ncd, andava a nozze con il Pd per governare l’Italia. C’è una tempistica assai errata in una strategia politica del sindaco che è difficile da comprendere. Oggi, Sciacca potrebbe avere un contesto politico assai più forte, capace di ottenere dal Governo nazionali maggiore attenzione per progetti di crescita della città. Le ultime elezioni hanno tributato al partito di Renzi oltre il 40% del consenso. Un consenso che si è spalmato in tutta la Penisola, dimostrando che la gente non ha paura delle stupidità berlusconiane sul “comunismo”.
Oggi, la situazione del territorio, di Sciacca, richiede un senso di responsabilità assai più alto che in precedenza. Sarebbe utile alla città, che il sindaco rilanciasse l’azione amministrativa e politica con un programma rinvigorito e di fine sindacatura. Un programma con alcuni punti di forte interesse e di lunga gittata mirato allo crescita della città nel suo tessuto socio-economico.
Un programma da offrire al Consiglio comunale nella sua interezza, senza pregiudizi. Un programma per comprendere se effettivamente da parte della maggioranza e della opposizione c’è quel “bene per la città” tanto decantato. Un programma che ponga al centro l’interesse della città. Un programma che non sia condizionato da spartizione di poltrone assessoriali. Un programma serio e vincente nei confronti del quale il sindaco dovrebbe avere quell’autonomia di scelta di squadra con cui realizzarlo.
Il bene della città significa questo. Chi ci sta si faccia avanti, pubblicamente. Altrimenti, la politica rimane quel piccolo orto effimero all’interno del quale si compie il proprio interesse.