Consiglio comunale: 5 ore per parlare di covid. Approvati solo 2 punti, tanta fatica per produrre poco

Dopo mesi di clausura, il Consiglio comunale ieri pomeriggio si è riunito attraverso la piattaforma telematica. Tutti da casa ma nel rispetto delle norme che hanno garantito la legittimità della seduta.

Il Consiglio comunale è iniziato alle 18:30 ed ha esordito con una dichiarazione di buoni propositi, ma soprattutto evidenziando, da parte di tutte le forze politiche, la necessità di un cambio di cultura basato su un rapporto costruttivo pur rispettando l’autonomia critica. Insomma, è prevalsa la consapevolezza della drammaticità del disastro lasciato dalla pandemia che adesso ha forti riflessi sul tessuto socio-economico della città. In buona sostanza,c’è poco da scherzare, da litigare per ragioni ideologiche e a volte pretestuose. Bisogna rimboccarsi le maniche.

Questi i buoni propositi. Vi erano diversi punti importanti all’ordine del giorno. Bisognava andare sul concreto, bisognava dare risposte, “messaggi” alla città. Si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Tanta la necessità di fare cose concrete che si è iniziato con “le comunicazioni del sindaco sull’emergenza coronavirus”. Effettivamente, si sentiva l’esigenza! Dopo due mesi di martellamento cronico e acuto di notizie attraverso le quali tutti gli italiani si sono eruditi sulla pandemia, sull’infettologia, sulla virologia, sull’uso corretto della mascherina, su come lavarsi le mani (sarebbe stato utile per molti comprendere anche che normalmente, in tempi non di pandemia, è necessario per il bene collettivo lavarsi anche le ascelle, ma non solo una volta la settimana), i saccensi avevano bisogno di ripercorre i due mesi di emergenza sanitaria.

E così è stato chiesto al sindaco di riferire in Consiglio comunale. Forse con l’intento di replicare e appiccando il fuoco delle polemiche. A onor del vero, il sindaco Francesca Valenti, ha svolto una relazione di un’ora talmente dettagliata che ha suscitato quasi una standing ovation. Ai Consiglieri comunali non è rimasto altro che ripetere, fino alla noia, ringraziamenti a tutti, associazioni di volontariato, forze dell’ordine e allo stesso sindaco per come ha fronteggiato il lungo periodo difficile. Il tutto per cinque ore filate.

Essendo tutti in video conferenza da casa, attraverso una piattaforma telematica specializzata, chi ha seguito la seduta (pochissimi), come abbiamo fatto noi, ha avuto modo di apprezzare scorci di abitazioni dei consiglieri, quadri, divani, librerie, ma anche vistosi sbadigli.

In verità, dopo qualche ora di ripetere le stesse cose, qualche consigliere, dimenticando di essere visivamente presente nel riquadro della piattaforma, ha mostrato segni di cedimento, di avvicinamento al divano e poco ci mancava che prendesse sonno come un angioletto.

Il lungo “parlamento” durato dalle 18:30 fino alle 23:30 ha dato dimostrazione, a chi ha seguito, che quando il Consiglio comunale deve far scorrere inutilmente ore di tempo è davvero imbattibile. E così, si arriva alle 23:30 con i consiglieri sfiancati, sonnolenti, stanchi come chi dall’alba al tramonto sotto il cocente sole è costretto a zappare la terra.

Tanto che, nonostante la presenza degli uffici tecnici, compreso il dirigente del settore urbanistica, un progetto di riqualificazione di una zona degradata e piena di amianto come l’ex area della cantina Enocarboy non si è potuto discutere perché “bisognava approfondire, capire”. Ma chi vietava ai vogliosi di erudizione di porre domande agli uffici competenti che erano presenti? Mistero. Un progetto che è stato presentato da tre anni e che attende di essere esitato. Allora, sarebbe più facile e semplice per la nostra politica dire agli investitori “lascia perdere, noi abbiamo bisogno di anni per approfondire, capire, fare melina, creare ostacoli, insomma, masturbarci mentalmente, scoraggiare chi investe”.

Alla fine, gli imprenditori vogliono una cosa: certezza dei tempi. Se manca questo elemento finiamola di lamentarci della desertificazione di Sciacca. Il mite Pasquale Bentivegna, dopo sbadigli olimpionici, ha avuto un sussulto e intervenendo ha evidenziato di “non capire perché il Consiglio comunale non può lavorare fino a tarda notte, specie in una situazione di drammaticità sociale ed economica dovuta al coronavirus. Che spettacolo stiamo dando? Sono passati quasi cinque ore a parlare del nulla, mettendo in secondo piano punti importanti”.

Difficile dare torto a Bentivegna. Alla fine, i consiglieri hanno lavorato 2 ore per affrontare un debito fuori bilancio e la questione relativa al Piano Triennale dell Opere Pubbliche. Solo 2 ore. Considerata l’astinenza perdurante da mesi, avremmo immaginato che il Consiglio comunale fosse ancora al lavoro mentre stiamo scrivendo l’articolo.

Eppure, la pandemia ci ha mostrato l’esempio di medici e infermieri sfiancati per le ore ininterrotte di servizio per la vita altrui. E il loro non era un impegno meno stancante del consigliere comunale. Spesso, troppo spesso, la politica sconosce i tempi di chi investe. Cosa cambia se spostiamo una settimana? Hanno detto. La domanda è, invece: possibile che un investitore dopo tre anni  dalla presentazione di un progetto e lo sborso di 1.5 milioni di euro non riesca a capire quando verrà fuori dal pantano e se ne uscirà mortalmente ferito? La questione è sempre la solita: i tempi della politica sono più lenti di quelli di una lumaca.

Filippo Cardinale