CONGRESSO CARDIOLOGIA, DOMANI GLI INTERVENTI DEI PROFESSORI BARILLÀ E TAMBURINO

Domani Sciacca è la capitale della cardiologia con il  “Progetto Sciacca Cuore 2019”-Ospedale e Territorio- Update in Cardiologia: dalle linee guida alla pratica clinica”. Dal 22 al 24 marzo,  a Sciacca riunirà  numerosissimi cardiologi siciliani e che giungono anche da diverse parti d’Italia.

L’evento è organizzato dal’Unità Operativa Complessa di Cardiologia con Utic ed Emodinamica di Sciacca, diretta dal dottor Ennio Ciotta, in collaborazione con il dottor Fabio Abate, responsabile del servizio di Emodinamica, e con il dottor Giuseppe Caramanno, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia di Agrigento.

Sul congresso intervengono alcuni degli illustri ospiti, anticipando brevemente i temi delle relazioni che tratteranno. La relazione di Francesco Barillà, professore di Cardiologia all’Università La Sapienza di Roma, avrà come tema: “La doppia terapia antipiastrinica o anticoagulante nel follow-up a lungo termine dopo Sindrome Coronarica Acuta: quando, quale e per quanto tempo?”

“La doppia terapia antipiastrinica (DAPT) è – spiega il professore – una delle più importanti strategie per migliorare la prognosi dopo una sindrome coronarica acuta (SCA). La DAPT non è altro che l’associazione di 2 tipi di farmaci antipiastrinici che bloccano l’attività delle piastrine con due diversi meccanismi recettoriali. L’Aspirina al dosaggio di 100 mg/die (blocca l’enzima ciclossigenasi-1 e quindi la formazione di un potente attivatore piastrinico il Trombossano) e gli inibitori del recettore piastrinico P2Y12 (Clopidogrel, Ticagrelor e Prasugrel, che differiscono tra loro per differente efficacia e rischio di emorragie). Nel paziente con SCA, la scelta e la durata del trattamento con DAPT deve essere fatta considerando, rigorosamente: 1) il tipo di strategia con la quale viene trattato il paziente con SCA (fibrinolisi, angioplastica coronarica con impianto di stent, rivascolarizzazione chirurgica, o trattamento conservativo); 2) il rischio di possibili emorragie (età del paziente, piastrinopenia, diatesi emorragica, patologie a carico del sistema gastrointestinale o genito-urinario, ecc.); 3) il tipo di stent utilizzato in caso di angioplastica (medicato, metallico o riassorbibile); 4) la necessità di associare alla DAPT altri trattamenti farmacologici, per esempio anticoagulanti”.

Corrado Tamburino, ordinario di Cardiologia all’Università di Catania, presenterà una relazione sul tema: “Tavi e Clip, stato dell’arte”.

“La cardiologia interventistica strutturale – spiega il professore Tamburino – si occupa del trattamento con catetere delle valvole cardiache e delle strutture che compongono il cuore. Di particolare rilievo il trattamento della Stenosi valvolare aortica con l’utilizzo di valvole che vengono impiantate dentro quelle vecchie tramite catetere a paziente sveglio. Oggi la letteratura mondiale accreditata ha dimostrato che questo tipo di intervento è uguale se non superiore alla cardiochirurgia in selezionate categorie di pazienti. L’Università di Catania è stata la prima in Italia ad introdurre questa metodica e vanta la più grande esperienza nazionale. Questo intervento può essere eseguito solo in selezionati centri con cardiochirurgia attiva in sede, cioè nello stesso corpo e non in padiglioni diversi e, in quanto è necessaria l’assistenza in caso di necessità sia dei cardiochirurghi come dei chirurghi vascolari che anch’essi devono lavorare nella stessa sede. Analogo intervento, seppur con tecnica diversa, può essere eseguito sulla valvola mitrale a mezzo di diversi sistemi dal sistema con delle ancorette chiamate clip, a quello col sistema Pascal, all’impianto della valvola ortica per via trans settale. Questo intervento si esegue nell’insufficienza mitralica su pazienti molto anziani o ad alto rischio cardio chirurgico e. Se la selezione del paziente e idonea si dimostra rispetto ai pazienti con insufficienza cardiaca insufficienza mitralica trattati con le medicine un aumento significativo della sopravvivenza. Anche su questa valvola l’Università di Catania è stata la prima in Italia e, ed è chiaro che nel tempo questi tipi di interventi si sostituiranno sempre maggiormente alla cardiochirurgia con minore invasività per il paziente”.

 


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