Confermato sequestro beni per 10 milioni al riberese Carmelo Marotta
Sono diventati definitivamente di proprietà dello Stato beni immobili, quote aziendali, rapporti bancari e veicoli confiscati a Carmelo Marotta, 52 anni, imprenditore di Ribera. Valore complessivo dei beni in questione: 10 milioni di euro, poco meno della metà di quelli sequestrati negli anni scorsi dalla Guardia di finanza. La Cassazione ha confermato la precedente sentenza della Corte d’Appello. A pubblicare la notizia il quotidiano “La Sicilia”.
Carmelo è figlio di Pietro Marotta (considerato il “braccio destro” del capomafia di Ribera Carmelo Colletti, ucciso nel 1984), e proprietario insieme alle sorelle di due imprese edili, con cave a Sciacca e Ribera, era stato sottoposto ad indagine per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “Maginot” del 2011 con le ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta, intestazione fittizia di beni e truffa. Assolto dall’accusa di associazione mafiosa, la condanna per lui è arrivata nel luglio del 2015 con sentenza definitiva per aver favorito la latitanza del capo-mafia di Agrigento Giuseppe Falsone.
Per gli inquirenti Marotta avrebbe fatto in modo che Falsone, nel periodo in cui era latitante, figurasse (con documenti falsi) dipendente di una delle sue imprese, la Edilmar, con mansioni di trasportatore. Le Fiamme gialle hanno considerato l’imprenditore socialmente pericoloso, chiedendo e ottenendo il sequestro dei suoi beni. Già in passato il collaboratore di giustizia Calogero Rizzuto aveva indicato Marotta come soggetto “raccomandato” da Giuseppe e Francesco Capizzi, esponenti della famiglia mafiosa di Ribera, affinché non pagasse il pizzo a Sciacca.
I beni, dunque, passano nelle mani dello Stato anche se si tratta di circa la metà di quelli sequestrati ormai sei anni fa dalla Guardia di Finanza. Non verrà invece applicata la sorveglianza speciale nei confronti dell’imprenditore per l’assenza del requisito di attualità della pericolosità sociale.