Rapine a mano armata e furti in abitazione a Cammarata e Santo Stefano, condannati gli autori
SCIACCA. Si è concluso il primo grado del processo a carico di due rapinatori, che nell’agosto 2019 misero a segno due rapine a mano armata: una presso un rivenditore di tabacchi di San Giovanni Gemini , una presso una farmacia di Santo Stefano Quisquina e due furti in abitazione a Cammarata, condannati dal Tribunale di Sciacca rispettivamente a 3 anni e 11 mesi e 3 anni e 10 mesi di reclusione.
All’epoca dei fatti, i Carabinieri di Cammarata strinsero immediatamente il cerchio delle indagini intorno a tre soggetti incensurati del posto, a seguito delle immediate e mirate indagini dei Carabinieri del Nucleo Operativo e della Stazione Carabinieri di Santo Stefano Quisquina, infatti, si delineò un castello di elementi di prova che misero con le spalle al muro due rapinatori improvvisati, uno dei quali, posto davanti all’evidenza dei fatti, non poté che confessare le proprie responsabilità.
Furono così denunciati all’Autorità Giudiziaria N.R., 22enne di Cammarata, nullafacente, F.T., 20enne di Cammarata, nullafacente, con la grave accusa di rapina a mano armata e furto aggravato. N.R., 20enne di Cammarata, nullafacente, è stato invece deferito per furto aggravato.
Il modus operandi dei rapinatori, classico nel genere, consisteva nel fare ingresso nell’attività commerciale con dei passamontagna e berretti indossati per non essere identificati. Mentre uno dei complici impugnava un coltello o una pistola giocattolo, un altro si faceva consegnare il denaro dai commessi. Infine, compiuta la rapina, i due fuggivano a bordo di un’autovettura parcheggiata nelle adiacenze della scena del crimine.
I Carabinieri del Nucleo Operativo di Cammarata e della Stazione Carabinieri di Santo Stefano Quisquina si erano subito messi sulle tracce dei rapinatori, coordinati dalla Procura della Repubblica di Sciacca , i militari avevano subito effettuato dei sopralluoghi accurati insieme alla Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale di Agrigento. Avevano poi acquisito le registrazioni video disseminate qua e là per i paesi interessati, ricostruendo i movimenti di persone e veicoli di interesse operativo.
I carabinieri hanno unito i tasselli di un mosaico che ha portato ben presto a ricostruire le intere vicende. A quel punto, non mancava altro che effettuare perquisizioni a casa degli indagati, che non hanno fatto altro che fornire riscontri oggettivi all’ipotesi investigativa. A casa dei tre, infatti, i militari hanno trovato sia la pistola giocattolo, sia il coltello utilizzato nei vari colpi. Ma anche il vestiario indossato durante i vari episodi criminosi.