Con “L’oleastro di Inveges”, Monte riporta il teatro alle origini: l’arte al centro della natura

SCIACCA. Salvatore Monte politicamente può piacere, ma anche no. Ma sul campo dello spettacolo, della regia, della scrittura di testi teatrali, è indiscutibile la sua visione, la sua professionalità che gli deriva anche dall’aver avuto come maestro il grande Enzo Garinei. Ma Monte va oltre e, in una città dove fare teatro è impossibile e le strutture vengono chiuse, egli trova la genialità di fare spettacolo ritornando alle origini: fra la natura.

L’oleastro “Inveges” è una commedia musicale che Monte ha ideato e che trova nella natura il suo luogo di narrazione. Una campagna, un vecchio oleastro selvatico. Un luogo che diventa magico per la sua storia. Un oleastro, bello, maestoso, ma anche magico e misterioso che indica anche il centro della contrada Chiana. L’imponenza di questo vecchio oleastro rende fertile la fantasia,  partorisce leggende, tra paura e avventura. Un mondo magico quello che circonda l’oleastro della Chiana. L’oleastro Inveges è stato detto anche oleastro delle fate.

Scunchipani è una contrada a otto chilometri dal centro di Sciacca: si cammina tra ulivi e mandorli. Ma qui si coltiva un pò di tutto. Un cartello giallo e marrone indica “Oleastro di Inveges”, il grande albero di ulivo che porta il nome degli antichi proprietari del terreno. Il destino ha voluto che la famiglia si sia estinta, mentre il maestoso albero è rimasto a loro memoria.

Alcune antiche leggende raccontano che l’albero sia infestato dagli spiriti. Si dice che lì dentro abitino streghe e fantasmi. In realtà è un albero antichissimo: non si staccano i rami perché porta sfortuna, nessuno lo tocca da secoli l’unica cosa permessa sia raccogliere le olive e farne olio santo. Pare che l’albero è del 1300 circa.

Attorno all’imponente albero c’è magia. Si narra che nelle notti di plenilunio al suo interno ci sia una fiera di fate e una esposizione d’oro e tesori. Non si può spezzare un ramoscello senza incorrere in qualche sventura, inclusa la morte. Si riportano al popolino casi di malanni avvenuto ai trasgressori di diverse epoche. I contadini lo chiamano l’oleastro di mezzo. Dicono sia un padre e un figlio: sono due alberi in uno. Molti dicono di aver sentito urla agghiaccianti e dicono di aver “visto cose”. Quando gli danno fuoco, l’albero non brucia. Soffre ma non muore.

Salvatore Monte ha colto tutto questo mondo magico e misterioso, intrigante e fascinoso. Del resto, la sua genialità è la testimonianza della sua forte passione per il teatro.  Vedere il grande oleastro, immerso nella campagna fertile e generosa della contrada Chiana-Scunchipani, circondato da poltroncine che attendono gli spettatori, è emozionante, ma significa anche andare oltre gli ostacoli che una città pone a chi arte vuole fare. E allora, Monte ritorna alle origini della rappresentazione teatrale e lo fa nella sua città, quella che ama.

Dal 22 al 25 Luglio, proprio ai piedi del grande albero, nella contrada Chiana Scunchipani a dieci minuti dalla centro della città di Sciacca, la compagnia teatrale dell’Attore e regista Salvatore Monte, storico assistente del M° Enzo Garinei, porterà in scena una leggenda musicale che racconterà, appunto, storie ed aneddoti di questo fantastico albero.

Quindici attori, sei danzatori, venti coristi ed una quindicina di tecnici rappresentano il cast, artistico e tecnico, di questa nuova leggenda musiche che debutterà domani sera. Il regista ha voluto così riaccendere i riflettori su un bene naturalistico molto importante e di grande attrazione turistica del territorio saccense. Una platea, posta ai piedi dell’albero, accoglierà il pubblico che potrà così assistere a qualcosa di magico, di diverso rispetto alle classiche rappresentazioni in teatro, al chiuso.

Le campagne di Sciacca, il buio della notte, le musiche e gli effetti sono gli ingredienti di questa nuova avventura teatrale che vede la comunità teatrale locale tornare alla normalità dopo un anno e mezzo di stop forzato.

Filippo Cardinale