COMUNI DISSIDENTI E PERSONALE GIRGENTI ACQUE: ECCO COSA FARA’ L’ATI

Nella seduta consiliare di ieri sera, nella parte iniziale dedicata alle comunicazioni, il sindaco Francesca Valenti, incalzata dalle opposizioni, finalmente ha fatto chiarezza su alcuni punti che saranno risolti dall’assemblea dei soci (i sindaci) nell’imminente assemblea. La VAlenti ha risposto anche nella sua qualità di presidente dell’ATI.

Riportiamo qui alcuni salienti passaggi.

COMUNI DISSIDENTI.  “La scelta del riconoscimento dell’articolo 147 della legge Galli non può essere politica. I criteri sono ben altri. La valutazione tecnica va fatta esclusivamente dagli uffici tecnici. Sono loro a istruire le richieste sulla base di elementi esclusivamente tecnici. Non può certamente farle il sindaco di Sciacca o il sindaco di Burgio che è uno dei Comuni dissidenti. A seguito dell’istruttoria, che è stata effettuata su 19 istanze presentate, gli uffici hanno ritenuto ammissibili ad una valutazione per il 147 solo 8 Comuni che rappresentano circa il 5% della popolazione provinciale. Sono piccoli Comuni”.

La Valenti precisa che “sono ammissibili le istanze e comunque queste istanze non hanno portato ad un riconoscimento del 147. Gli uffici ritengono possano avere i requisiti del 147, cioè che abbiano una gestione autonoma precedente, avere delle fonti pregiate che devono essere certificati dagli enti competenti, dalle analisi di laboratorio, con sorgenti che ricadano in aree protette e certificate anche queste e che abbiamo un utilizzo efficiente della risorsa. Questo significa che abbiano un depuratore e che comunque vadano verso un consumo a tariffa. Chi avrà il riconoscimento del 147 andrà a tariffa. Gli eventuali Comuni,pochissimi a questo punto, che opteranno per continuare la gestione in house, “dovranno applicare una tariffa con lo stesso criterio degli altri e approvato dall’Ente competente. Quindi con tutti i criteri che caratterizzeranno la tariffa dell’azienda consortile speciale o della società pubblica per azioni. Il sistema tariffario provinciale non avrà più sperequazioni in quanto i parametri saranno uguali per tutti i criteri in provincia”.  “C’è-continua Valenti- chi sostiene che il sistema tariffario è talmente complicato che verosimilmente alcuni di questi Comuni avranno difficoltà a gestire effettivamente il sistema nella maniera prevista dalla norma. Trattandosi, comunque di un sistema a gestione pubblica, anche i Comuni dissidenti a Girgenti Acque a gestione privata dovrebbe trovare una sua facilità nel poter aderire ad una gestione pubblica”.

Poi ha evidenziato: “Partiamo da 35 Comuni sicuri e poi ci saranno quelli ai quali non sarà riconosciuto il 147. Per questi non c’è una via d’uscita se non consegnare le reti e gli impianti”.

LE FONTI NON SARANNO AD USO TOTALE DEI COMUNI CHE GESTISCONO IN HOUSE.  “Per quanto riguarda il Piano d’Ambito- ha spiegato Francesca Valenti- vanno fatte due considerazioni. Per quanto riguarda le fonti, il Piano d’Ambito rimane provinciale perché anche il Comune che dovesse avere il riconoscimento del 147 dovrà rendere disponibili le fonti all’ATI come governo d’Ambito. Quel Comune, cioè, potrà utilizzare solo ciò che serve al proprio fabbisogno. Tutto il resto rimane a disposizione di tutti i Comuni agrigentini. Quindi anche il Comune al quale sarà riconosciuto il 147 non può mantenere una gestione della risorsa idrica. Il 147 prevede solo di mantenere la gestione delle reti ma non la risorsa idrica”. Poi ha aggiunto che “la battaglia forte va fatta è quella del costo dell’acqua, quindi contro Siciliacque, contro un sistema che non funziona, verso una società che vende l’acqua come se fosse oro.  Tra l’altro utilizzando risorse nostre. Per fare un esempio, Siciliacque ha due pozzi di Menfi. Prende l’acqua e la rivende a caro prezzo alla gente del nostro Ambito”.

PERSONALE. “Qualunque forma giuridica sarà approvata noi costruiremo un sistema del personale sulla base delle esigenze della costituenda azienda o spa. Noi non possiamo prendere a rimorchio personale che non dovesse servire alla gestione servizio, questo perché deve rispondere ad un criterio di economicità. Questo significa che se servono 200 dipendenti non ne possiamo assumere 400. Il personale è un costo fisso che pesa moltissimo sul bilancio. Questo è stato chiarito e non ci sono dubbi e siamo tutti d’accordo”.

CHI RISPONDE DELLE PERDITE DELLA EVENTUALE FORMA GIURIDICA DELLA SPA? “La SPA ha autonomia patrimoniale perfetta. Questo lo sappiamo benissimo. Quindi i soci non possono essere chiamati a ripianare le perdite. Anzi come dice il professor Li Pomi non soltanto non possono ripianare le perdite a addirittura c’è una norma inderogabile che esclude il soccorso finanziario dei soci. Quindi una eventuale crisi non ci può essere il soccorso finanziario dei Comuni soci. Quindi la SPA è fallibile, ma stiamo parlando di un servizio pubblico essenziale che non può avere soluzione di continuità”.

Poi ha assicurato: “Il privato non può intervenire in alcun modo. Il soccorso finanziario non è possibile tranne che non ci sia un piano di ristrutturazione che prevede un aumento di capitale. Il privato non può entrare in una SPA a totale capitale pubblico in quanto espressamente escluso. Ma è più escluso dalla circostanza che l’affidamento in house solo se non c’è privato. Se c’è un privato anche con una percentuale minima un affidamento di un servizio in house non può essere operato. Questo dicono i consulenti rapportandosi a delle norme. Ma questo credo sia superato perché credo che ci troviamo tutti d’accordo verso la società consortile speciale. Quindi quali possano essere le criticità credo non interessi nessuno. La scelta che verrà assunta non è solo del Comune di Sciacca ma collegialmente. Questo ho fatto presente ai sindaci dell’assemblea dell’ATI”.

Filippo Cardinale

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