EDITORIALE di Filippo Cardinale

Se c’è un simbolo che può rappresentare in modo più realistico la vicenda del palazzo di giustizia è certamente l’altalena.  Le notizie sulla sorte del presidio giudiziario saccense, in questi mesi trascorsi, si sono alternate alternano. Ora buone, ora cattive. Uno stillicidio, e la comunità viene costantemente traghettata dallo stato di assicurazione sulla non soppressione del Tribunale a quella della delusione per la sua soppressione.

L’elencazione dei Tribunali minori da sopprimere è completa e attraversa tutta l’Italia, da Trieste fino a Sciacca. Già fino a Sciacca, profondo sud, d’Europa e d’Italia, ma anche della stessa Sicilia. La lista dei tribunali siciliani da sopprimere è lunga: Sciacca, Marsala, Nicosia, Modica, Caltagirone, Mistretta. Naturalmente, la lista dei tribunali da sopprimere ha suscitato le reazioni dei politici, l’indignazione dei cittadini che vedono ridotti i presìdi di legalità sul proprio territorio.

E Sciacca? Sciacca ha “oscillato” tra la salvezza e la soppressione. E’ stata come una barca che si trovava a navigare tra onde altissime. Scompare per poi riaffiorare. Il Tribunale di Sciacca, hanno sempre detto e ripetuto i politici locali, ma anche autorevoli esponenti dell’avvocatura, si potrebbe salvare per via dei requisiti previsti nella Legge Delega: presenza criminalità organizzata, viabilità precaria.

Andiamo per il primo requisito. La mafia. Come se non bastassero le operazioni Cupola, Scacco Matto, Face Off, tutte concluse col giudizio di condanne emanato proprio dal Tribunale di Sciacca, quello che si immagina di sopprimere, è di qualche giorno fa l’ultima operazione antimafia, denominata “Nuova Cupola”. Secondo la procura antimafia di Palermo, Leo Sutera, uno dei 53 finiti nella retata, sarebbe il nuovo capo della mafia agrigentina, E di dov’è? Di Sambuca di Sicilia, attaccata a Sciacca. Comune che rientra nel distretto giudiziario di Sciacca. Ma Sciacca non è anche al confine con Castelvetrano? E chi c’è lì? Il numero uno nella lista dei ricercati più pericolosi. Quello che è definito il numero uno della mafia, Matteo Messina Denaro. Tutto questo, dunque, non serve a rendere intoccabile un tale presidio giudiziario, quale il Tribunale di Sciacca, compresa la Procura della Repubblica? “Il ministro si assuma la responsabilità politica della scelta di rispettare i parametri previsti nella legge delega”, tuona il senatore Beppe Lumia nel suo intervento in Commissione Giustizia. “Il Ministro Severino – continua Lumia – lasci l’aspetto tecnico e abbia la determinazione politica di assumersi la responsabilità rispetto alle peculiarità di taluni territori dilaniati dalla presenza mafiosa e criminale”.

Il decreto, approvato in Consiglio dei Ministri, deve passare le Commissioni. Ma il loro parere non è vincolante. Rimangono quei tre parametri previsti nella legge delega con i quali i Tribunali Sciacca, Chiavari, Costrovillari, Lamezia Terme, Cassino e Caltagirone, potrebbero salvarsi. L’impatto delle criminalità organizzata e lo stato delle infrastrutture potrebbero, in zona Cesarini, salvare Sciacca. Ma perchè la ministra Severino non ha escluso dalla lista approvata dal Ministro dei Consigli proprio questi 6 tribunali che rispiecchiavano i due parametri?

Una doccia fredda, anzi gelata, ha congelato ogni forma di speranza, di lotta da parte dell’avvocatura, delle associazioni che hanno, in questi mesi, organizzato sin-in, cortei e ogni forma di manifestazione che potesse attrarre l’attenzione da parte del Governo su un territorio tristemente noto per la mancanza di infrastrutture, di una viabilità accettabile, per la presenza del fenomeno mafioso che ha segnato importanti vittorie alla sua lotta da parte della magistratura, inquirente e giudicante, delle forze dell’ordine.

Ci si è aggrappati, fino all’ultimo, alla speranza che il Tribunale di Sciacca potesse rientrare in quei parametri previsti nella legge delega, e cioè l’insufficienza della viabilità, della presenza della criminalità organizzata. Invece, no. Anche questo barlume di speranza è stato cancellato dalla determinazione del Governo Monti, della ministra Paola Severino. Per quanto riguarda la criminalità organizzata vengono salvati quei tribunali che hanno un numero di magistrati maggiore di 20. Sciacca non arriva a 15. Solo una questione di numeri, una questione che riguarda il presidio alla legalità misurata con il bilancino del farmacista.

La legge dei numeri è dura e spazza anche quei presidi che si trovano nel centro di un territorio in cui la mafia locale sta conquistando posti di rilievo all’interno del suo organigramma provinciale. Lo choc è forte e volano al vento, come foglie, tutte le partole che si sono spese da un lungo periodo in qua. Sono passati dal Tribunale di Sciacca due ministri della Giustizia, Mastella e Alfano. Di sottosegretaria alla Giustizia, invece, ne sono passati ben 7. Tutti a dire che mai e poi mai il Tribunale di Sciacca sarebbe stato soppresso. E in verità, fino a quando il Governo nazionale era composto da “politici”, il Tribunale ha evitato la chiusura.

Ma oggi, al Governo ci sono i “tecnici”, col compito di tagliare, tagliare e tagliare. La missione principale è quella del taglio dei costi. Ma vi sono altri costi, quelli sociali. E qui si sconosce, ancora, il riverbero che avrà il taglio dei costi statali sul tessuto sociale. Il Tribunale di Sciacca, la Procura della Repubblica, hanno suo attivo una lunga serie di risultati d’eccellenza nella lotta alla illegalità, da quella più lieve, a quella più marcata, quella che entra nel cuore della mafia. D’un colpo è tutto cancellato nel gelido conto di un quadro economico all’insegna della spending review e che deve essere del tutto testato, verificato con la realtà. La città è incredula, quella stessa città che, però, non è stata massicciamente presente nelle manifestazioni a difesa del Tribunale.

Dicevano dell’altalena. Dondoliamoci ancora un pò. La speranza è sempre l’ultima a morire. Per adesso, però, siamo fuori.

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