Cisl-Cgil e Uil criticano il Piano d’Ambito dell’Ati: “Redatto su informazioni desunte. Si rischia il disastro”

PROVINCIA DI AGRIGENTO. “Il Piano d’Ambito presentato dalla società incaricata non fornisce un quadro aggiornato della reale situazione del Servizio Idrico Integrato della Provincia di Agrigento, in quanto pare redatto sulla scorta di informazioni ed indicazioni desunte dall’ATI (presidente, direttivo, sindaci?), invece che dai veri soggetti competenti e cioè i Commissari Straordinari nominati dal Prefetto di Agrigento che gestiscono il servizio”. I tre sindacati, Cgil, Cils e Uil, con una lunga lettera firmata dai segretari provinciali, Buscemi, Gallo e Acquisto, scendono in campo e scrivono ai Sindaci, ai Commissari prefettizi della Gestione Girgenti Acque e Hydortecne, al Commissario dell’Ati, al Presidente dell’Ati e al Prefetto.

Ai sindacati convince poco il Piano d’Ambito che l’Ati, presieduta dal sindaco di Sciacca, Francesca Valenti sta partorendo. Anzi, non piace affatto e lo ritengono frutto non di una concreta realtà ma da informazioni ed indicazioni desunte dall’ATI .

Pe i sindacati, il Piano d’Ambito (e l’ATI e i sindaci) “non tiene conto che la gestione del servizio idrico integrato da oltre due anni è pubblica gestita da manager incaricati dal Prefetto, secondo regole pubblicistiche nell’interesse delle collettività ed assolutamente estranee a logiche di profitto ed a interessi privati”.

Ricordano le tre sigle sindacali che i Commissari Prefettizi “hanno segnalato, rappresentato e certificato all’Ati il disequilibrio economico e finanziario del servizio e quali sono le criticità dell’ambito e quali sono le cause dei maggiori costi che gravano sul servizio e fra questi non ci sono certo il numero dei dipendenti ed il costo del personale che, anzi, risulta  sottodimensionato e con livelli non adeguati”.

In buona sostanza, i sindacati evidenziano che il Piano d’Ambito presentato “sembra avere ignorato quanto rappresentato dai Commissari, in quanto prevede costi in misura inferiore a quelli effettivi per svariati milioni di euro”.  Il tutto fa dire ai sindacati che il Piano “è assolutamente irrealistico”.

La lettera dei sindacati è molto dettagliata e tecnica motivo per cui alleghiamo qui di seguito la medesima affinché il lettore interessato possa approfondire Lettera ai Sindaci e Autorità sul Piano d’Ambito 21 dic 2020.

In buona sostanza, i sindacati evidenziano che il Piano d’Ambito presentato “sembra avere ignorato quanto rappresentato dai Commissari, in quanto prevede costi in misura inferiore a quelli effettivi per svariati milioni di euro”.  Il tutto fa dire ai sindacati che il Piano “è assolutamente irrealistico”.

Vi sono alcuni punti che sono allarmanti per i Comuni: “Il Piano d’Ambito prevede la cessione del ramo di azienda di “Girgenti Acque” del servizio idrico integrato, ma nel piano tariffario collegato non è previsto alcun rimborso delle passività maturate dall’ex gestore, che ammontano ad oltre 90 milioni di euro. Tale circostanza, ovviamente, espone i comuni ad enormi rischi finanziari, in quanto, in assenza di specifiche chiare, tali passività saranno poste a carico dei bilanci comunali”.

C’è in evidenza anche il modello organizzativo che  prevede l’impiego di 205 dipendenti, “ma non è chiaro se tale dimensione si riferisce a tutto l’ambito o solamente al perimetro dei Comuni gestiti dalla ex Girgenti Acque, così come non sono chiare le motivazione che rinviano di anni la consegna degli impianti dei comuni non consegnatari (tra l’altro comuni muniti di autonomia idrica)”.

Per quanto riguarda la vicenda dei Comuni “ribelli”, ossia di quelli che non hanno consegnato reti e impianti come prevede la legge, Cgil, Cis e Uil, sottolineano ” il persistere di Comuni non consegnatari”, dunque “sarebbe auspicabile che prima di avviare la nuova forma di Gestione tutti i Comuni provvedano alla consegna delle reti e degli impianti, evitando, in tal modo differimenti temporali che possono creare ulteriori elementi di criticità e circoscrivere ai soli 27 comuni oggi consegnatari il rischio finanziario derivante dalle passività di cui al punto precedente”.

C’è anche il rischio di un notevole innalzamento delle morosità, sostengono i sindacati, a causa “delle carenze del modello organizzativo ed il decadimento del livello di servizio proposto dal Piano d’Ambito”, morosità  “favorita anche dalla impossibilità di eseguire un adeguato controllo del territorio in conseguenza della notevole riduzione di personale prevista dal Piano d’Ambito”.

Decine di milioni di euro per acquisto dell’acqua.  “Nel Piano tariffario allegato al Piano d’Ambito è previsto un importo di circa 10 milioni di euro per l’acquisto di acqua dal gestore di sovrambito. Tale somma è decisamente sottostimata, considerato che la media degli ultimi 2 anni è di oltre 13 milioni di euro, riferito solo ai 27 comuni gestiti dalla ex Girgenti Acque”, chiosano i sindacati.

Squilibrio finanziario. Cgil, Cisl e Uil sono fortemente preoccupati perchè “il Piano d’Ambito prevede uno squilibrio finanziario già nel primo anno di gestione. Infatti, a pagina 258 prevede che “ai fini della predisposizione del presente PEF sono stati individuati i “fabbisogni finanziari” annuali derivanti dallo sbilanciamento dei flussi di cassa di ciascuna annualità, ipotizzandoli coperti con mutui bancari.” Dunque, già a partire dal primo anno e per gli anni successivi, il Piano d’Ambito contempla l’accensione di mutui (inevitabilmente a carico dei comuni) per fare fronte non ad investimenti, bensì alla spesa corrente”.

In sintesi, per i sindacati, il Piano d’Ambito prevede la pubblicizzazione del debito di Girgenti Acque (che passerebbe a carico dei comuni), “ma al contempo, nel piano tariffario non è prevista la modalità di rimborso di tale debito”. il Piano d’Ambito abbassa il livello del servizio offerto agli utenti, considerato che riporta il livello del costo dei dipendenti al 2011.

E ancora, il Piano d’Ambito non garantisce l’equilibrio economico e finanziario del servizio, “visto che già dal 2021 prevede l’accensione di un mutuo per sopperire allo squilibrio finanziario (entrate-uscite) contemplato dal piano stesso; squilibrio che sarà aggravato dal maggiore acquisto di acqua da Siciliacque (l’importo previsto dal piano d’ambito è sottostimato) e dal probabile aumento della morosità”.

Il Piano d’Ambito, per i sindacati, “non affronta le vere criticità del S.I.I. nella provincia di Agrigento, che sono la necessità di acquistare acqua dalla società di sovrambito (Siciliacque); la  precarietà delle reti di distribuzione che fanno disperdere oltre la metà dell’acqua immessa”.

Le preoccupazioni dei sindacati hanno fondamento. La pubblicazione della lettera è consigliata ai sindaci che compongono l’assemblea dell’Ati, ma anche ai consiglieri comunali. Spesso si cala la testa senza avere cognizione esatta di ciò che sta per accadere. Siamo di fronte all’erogazione di un servizio vitale per la gente, ma anche in prossimità di un parto di una nuova realtà che dovrà erogare l’acqua che già presenta parecchie malformazioni. Di tutto questo sono responsabili i sindaci, i consiglieri comunali, la politica nelle sue espressioni regionali e nazionali. Vi è un’unica vittima: il cittadino.

Filippo Cardinale