CHIESTO RINVIO A GIUDIZIO PER IMPRENDITORE EZIO TAVORMINA: L’ACCUSA E’ DI ESTORSIONE
La conclusione delle indagini, condotte dai carabinieri di Sciacca, è stata notificata al noto imprenditore agricolo di Ribera, Ignazio Tavormina, 52enne, più conosciuto come Ezio. Grave l’accusa: estorsione. Tavormina è titolare di una ditta di vivai e ancor prima dell’apertura del Verdura Golf ha preso l’appalto per la gestione delle aree verdi, ad esclusione dei green. La Procura della Repubblica di Sciacca, tramite il sostituto procuratore Christian Del Turco, ha chiesto il rinvio a giudizio e la data dell’udienza è fissata per il prossimo 16 marzo.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, alla base delle presunte estorsioni ci sarebbe il contratto di appalto tra la sua Azienda e il Verdura Golf. E le presunte estorsioni sarebbero partite quando il Tavormina avrebbe compreso che il management non avrebbe rinnovato il contratto di appalto per diverse centinaia di migliaia di euro. Secondo gli inquirenti, Tavormina avrebbe posto in essere comportamenti intimidatori sia verbali che materiali. Comportamenti intimidatori nei confronti di General Managerm di dirigenti e impiegati. Tra i presunti comportamenti intimidatori anche quello di aver impartito disposizioni ai propri dipendenti di sabotare automezzi del resort.
Anche il presidente della cooperativa incaricata dei servizi di portineria, Nino Zabbara, sarebbe stato oggetto di azioni intimidatorie, successivamente al 2009. Sul parabrezza della sua auto, secondo gli investigatori, Tavormina avrebbe fatto posizionare sul parabrezza una busta contenente un tappo di sughero e una cartuccia.
Le intimidazioni verbali sarebbero continuate nei primi di ottobre del 2014. Minacce rivolte al General Manager e ad un funzionario e che avrebbero provocato tanta paura per l’incolumità propria e dei famigliari.
l tutto, sempre l’ipotesi accusatoria, per consentire al Tavormina di continuare con il suo contratto di appalto nella gestione delle aree verdi del resort. Contratto corposo, poi ridotto di entità, fino a 210 mila euro all’anno. Le intimidazioni, per gli investigatori, avrebbero permesso al Tavormina il rinnovo contrattuale per conseguire un ingiusto profitto.
Gli investigatori avrebbero raccolto testimonianze di diversi top manager e impiegati destinatari di intimidazioni.
Filippo Cardinale