Centrodestra: “L’Ati è caduta nell’oblio”

SCIACCA. Sulla vicenda del servizio idrico agrigentino, o meglio sulla questione che riguarda il parto non ancora avvenuto della nuova società che deve gestire il vitale servizio nella nostra provincia, interviene il centrodestra che “da ex consiglieri”, gradirebbero “sapere le reali intenzioni programmatiche del presidente dell’ATI mentre un’intera città, attonita, guarda sgomenta alla situazione di stallo che perdura da svariati mesi”.

Per il centrodestra “è palesemente chiaro che la vicenda è precipitata in un ingiustificato oblio frutto di una gestione inconcludente da parte dell’ATI”. L’ex gruppo consiliare “non comprende cosa intenda il sindaco per risultati raggiunti in materia di servizio idrico. Siamo nel 2021 ed oltre alla lunga attesa ingiustificata , ancora oggi molti saccensi pagano le bollette più  alte d’Italia , sono alle prese con le bollette sui conguagli idrici e dulcis in fundo in diverse occasioni a seguito dei famosi guasti approvvigionano acqua dai privati , tutto ciò è dimostrabile con i fatti e non con le chiacchere”.

“È facile affermare che il mito dell’avvento dell’acqua pubblica sia svanito come una bolla di sapone”, incalza il centrodestra. Un mito che “sembrava una rivoluzione, una svolta; un festeggiamento osteggiato però da tutti coloro che, in tempi non sospetti, si espressero con dubbi, perplessità e preoccupazioni. Tra quei soggetti, aventi una forte percentuale di dubbi, c’eravamo anche noi consiglieri comunali di centrodestra, giornalmente accusati di voler interrompere un processo di miglioramento della gestione idrica territoriale”.

“Oppositori dell’acqua pubblica” così fummo definiti da chi oggi, senza ormai un briciolo di titolarità, continua ad amministrare la città e contemporaneamente l’ATI. Purtroppo, a distanza di mesi, dobbiamo sentirci dire che sono sorti “legittimi interrogativi”.  “Quando li avevamo sollevati noi erano illegittimi oggi ad un tratto diventano legittimi. Che fine hanno fatto i finanziamenti che sarebbero andati perduti se la consortile non fosse stata approvata? Che fine ha fatto il rifacimento delle reti? Che fine hanno fatto i comuni non consegnatari? Che fine ha fatto il piano finanziario?”, sono gli interrogativi degli ex consiglieri.