CENTRI CONVERGENTI PER NON RIMANERE SCHIACCIATI TRA VILLASETA, CASTELVETRANO E PALERMO
Centro commerciale e centro storico possono convergere? E’ auspicabile che la politica sappia creare sinergie tra le due realtà
Editoriale di Filippo Cardinale
E’ da parecchio tempo che siamo consapevoli che il sistema commerciale di Castelvetrano è diventato una calamita che attrae consumatori saccensi. Importanti e assortite strutture commerciali fanno da calamita al flusso degli acquirenti provenienti da altri Comuni. La città termale, in tal senso, offre molto con la presenza di numerosissimi saccensi.
Tra qualche giorno aprirà il grosso centro commerciale a Villaseta. Una megastruttura commerciale secondo i canoni del vero centro commerciale. Sarà un’ulteriore punto attrattore per i consumatori, per coloro che vanno alla ricerca di ventagli di offerte più aperti. Non bisogna dimenticare il centro commerciale di Agira. E’ distante, qualcuno osserva. Si, è vero, ma è pure vero che agenzie saccensi organizzano il sabato pullman per quella destinazione. Una giornata di shopping. Ancora. A meno di un’ora da Sciacca, a Palermo, c’è il mega centro commerciale dell’imprenditore Zamparrini. Come è facile constatare, Sciacca si trova nel centro di una vasta zona nella quale insistono importanti strutture commerciali che attingono consumatori dal tessuto sociale-economico saccense e limitrofo. Perché avviene ciò? Banale la risposta. Il consumatore non è più statico ma dinamico. Si organizza con la propria autovettura, compie un percorso stradale che lo porta a destinazione, in quel luogo dove soddisfa i suoi bisogni d’acquisto e trova molti servizi a sua disposizione. Né Palermo, né Agrigento hanno fatto barricate o posto dinieghi per la realizzazione di strutture commerciali paventando rischi per le attività del centro storico.
A Sciacca il centro storico accusa una crisi attrattiva ormai da diversi anni. Vuoi per lunghi lavori di riqualificazione, vuoi per mancanza di parcheggi, vuoi per l’offerta commerciale proposta che è racchiusa in un ambito di tipologia non certo ampio. Di fatto, la nostra Città subisce senza un minino accenno di reazione il fenomeno dell’effetto “erosione” di acquirenti che, ormai, hanno scelto per lo shopping destinazioni diverse. Di fronte questo scenario, due sono le soluzioni possibili. La prima è quella di rimanere inermi e congelare lo stato di fatto in attesa del definitivo colpo di grazia. La seconda, invece, intravede la possibilità di erigere una barriera al fenomeno “emigratorio” dei consumatori, con soluzioni che guardano in avanti e capaci di porre in essere una seria mossa concorrenziale.
La domanda che si pone adesso è: possono due centri convivere? O meglio, può un grosso centro commerciale a Sciacca entrare in sinergia con centro storico? Di certo, una politica del no e sempre no non aiuta a risolvere la crisi che si registra nella nostra città. Fino ad oggi si è sentito parlare di centri commerciali, abusando del termine, però. Si tratta di strutture commerciali che hanno una dimensione più grande di ciò che eravamo abituati a vedere nella nostra città. Ma nessuno, fino ad oggi, ha avuto quella dimensione, organizzazione e impostazione tale da configurarla nel vero termine del centro commerciale. Fare business plain compete all’investitore.
Fare calcoli sul bacino d’utenza che un grosso centro commerciale può calamitare è cosa dell’investitore. E’ lui che mette i soldi, è lui che va incontro al rischio di impresa. Vi sono, tuttavia, alcuni aspetti che devono essere presi in considerazione e che riguardano la realizzazione di un centro commerciale (nel vero senso del termine) in contrada Tabasi. Comprendere come la struttura -se ne ha intenzione- intende porsi in sinergia con la città e con il centro storico. Comprendere anche i termini dell’occupazione, i profili, la formazione, le garanzie che possano evitare sfruttamenti purtroppo noti nella nostra realtà.
E’ in tale contesto che è auspicabile un preciso intervento da parte dell’Amministrazione comunale, da parte del Consiglio comunale. Dire sempre no (a parte che deve essere seriamente giustificato) è un pratica che porta conseguenza deleterie nel nostro tessuto socio-economico. Basti pensare alla grave disoccupazione. Sarebbe auspicabile, dicevo, che l’Amministrazione comunale intervenisse attraverso un dialogo aperto e costruttivo con i titolari del realizzando centro commerciale. Un dialogo mirato a definire i contorni senza lasciare zone d’ombra. Un protocollo d’intesa chiaro e coinvolgente. Calamitare migliaia di persone a Sciacca sarebbe salutare. Creare sinergia tra centro storico e centro commerciale sta nella capacità degli amministratori e degli operatori commerciali.
Ecco perché è necessario mettere da parte i pregiudizi, senza dimenticare la centralità del consumatore che ha tutto il diritto di avere il punto d’incontro tra qualità, prezzo e servizi.