CASE POPOLARI VIA FANI, NIENTE ULTIMATUM: PRIMA LE GARANZIE. LE CONDIZIONI DEI 25 PROPRIETARI
Oggi è l’ultimo giorno utile per i 25 proprietari degli alloggi popolari di largo Martiri di via Fani per depositare al Comune gli atti di concessione di proprietà. L’ultimatum del 10 gennaio era stato posto dall’Amministrazione comunale per dare seguito al protocollo d’intesa firmato tra Comune, Iacp, Regione.
In buona sostanza, la comunicazione inviata dal Comune ai 25 proprietari (il resto è formato da inquilini che non avevano ancora riscattato l’immobile popolare) invitava, entro oggi, ad “di aderire alle condizioni di cui all’art.7 della convenzione tra assessorato regionale delle infrastrutture e della mobilità, Comune di Ribera e IACP di Agrigento per la demolizione e ricostruzione di n. 10 palazzine per complessivi n. 60 alloggi di in via Largo Martiri di Via Fani nel Comune di Ribera”. Convenzione che fu sottoscritta lo scorso 24 luglio.
La convenzione nacque quando emerse la vicenda relativa ai proprietari degli alloggi dichiarati pericolanti. Vi era il rischio che su questi proprietari incombessero consizioni economiche davvero penalizzanti ed esose.
Dopo varie riunioni, si raggiunse un accordo trovando una soluzione che mettesse al riparo i 25 proprietari. Sembrava filare tutto liscio. Sembrava fosse necessaria una semplice dichiarazione di cessione della proprietà.
Invece, non è così. Anzi, la vicenda rischia di complicarsi con la conseguenza di un allungamento della tabella di marcia che prevede demolizione e rixostruzione.
I 25 proprietari sin sono rivolti all’avvocato e hanno avanzato alcune richieste che servono a fare chiarezza su alcuni punti per loro imprescindibili.
Sedici di loro, sono assistiti dall’avvocato Francesco Montalbano, il resto dagli avvocati Martina Tornambè, Antonino Oliveri e Vito Cascio Ferro.
In buona sostanza, i 25 proprietari lamentano la non partecipazione degli stessi alle riunioni in cui si sono stabilite le procedure inserite nella convenzione, con la conseguenza di una elusione al diritto garantito dalla legge n. 241 del 1990. Secondo i legali, l’esclusione dei proprietari dalle scelte procedurali “ha causato una serie di problematiche e difficoltà, che sarebbero stati facilmente e celermente risolti, senza questa reiterata e costante scelta”.
Questi, per i proprietari, i punti controversi:
– Le dimensioni degli alloggi in difformità rispetto ai precedenti;
– la mancata previsione di una riqualificazione dell’area, che sarebbe stata facilmente inseribile nella nuova progettazione;
– la previsione di un contributo per i traslochi e gli allacci delle utenze;
– l’ubicazione dei nuovi alloggi destinati agli ex proprietari nella zona urbanisticamente meno pregiata.
I legali dei 25 proprietari rilevano che negli incontri successivi alla stipula della convenzione sono stati evidenziate una serie di criticità. Tali criticità, almeno secondo i legali, sono stati oggetto di un impegno assunto dal Comune per una soluzione adeguata.
In modo particolare, la questione riguarda i costi relativi agli atti di cessione. Questi, per i legali, dovevano essere interamente a carico del Comune. A quanto pare nelle comunicazioni ufficiali non si fa cenno.
Altro punto che i legali fanno emergere è che “la facoltà di acquisto possa essere trasmessa agli aventi causa, quantomeno nel caso di decesso del titolare”.
Oggi la situazione presenta diverse prospettive. Cio sono eredi, ma anche coniugi con la comunione dei beni. Ma anche proprietari che non sono nella capacità di intendere e edi volere. Per questi è necessario correre al Giudice Tutelare per la nomina dell’amministratore di sostegno o del tutore per il compimento dell’atto di trasferimento dell’immobile.
Altro punto fatto rilevare dai proprietari per mezzo dei legali riguarda le modalità e i criteri di assegnazione dei costruendi alloggi, ma anche la previsione per ogni singolo condomino di poter allacciare autonomamente e singolarmente le proprie utenze idriche e di gas.
Per i legali, “la fissazione di un termine perentorio, posto unilateralmente in una procedura negoziata non ancora definita nei dettagli, si sta traducendo nei fatti in un allungamento dei tempi di definizione”.
Dunque, la vicenda si complica. Ovviamente, quello che sembrava già un dato incamerato non lo è più. Ridare ai 25 proprietari gli alloggi con la stessa superficie di quelli precedenti richiede una variante al progetto approvato. Dunque, si ritorna indietro con le procedure e ciò comporrebbe un allungamento dei tempi.