CALTABELLOTTA, WHITE EDITION. LA SUGGESTIONE DI UN PRESEPE AL NATURALE
26 e 30 dicembre 2011, 5,6,7, gennaio 2012 dalle ore 17 alle ore 22,00
Caltabellotta Città Presepe non è un Presepe vivente; non è una mostra di pre-sepi; non è una sagra di prodotti tipici. Chi cerca questo rimarrà forse deluso, anche se, comunque, non andrà via a stomaco vuoto e senza una foto da mostrare agli amici. Qui il Presepe è Caltabellotta stessa. Paese bello come un presepio durante tutto l’anno, a Natale ciò diventa ancora più evidente.
Quella di quest’anno è la XVIII edizione: un’edizione “specialmente” difficile, data la crisi economica incalzante, e “specialmente” complessa, viste le difficoltà e le responsabilità di confrontarsi con tante edizioni precedenti e con il naturale esaurimento delle idee “preconfezionate” e, ancora, con tanti presepi “antagonisti” offerti dai paesi vicini.
Abbiamo chiamato quella di quest’anno “l’edizione bianca” (White Edition). Ciò può voler dire tante cose o può non voler dire nulla se non l’intuizione di fare qualcosa di diverso e, si spera, di significativo. Sicuramente nello spirito organizzativo si è tornati molto indietro nel tempo, fino alle primissime “magiche” edizioni della manifestazione. La “edizione bianca” è dunque, nelle intenzioni, un nuovo “punto d’inizio” o un “punto di non ritorno”. Se non per altro, questa è dunque una “edizione speciale”, una “edizione bianca”, appunto.
Alla base di tale concetto si è fatta forte l’idea che Caltabellotta Città Presepe è un’iniziativa collettiva, creativa, che si regge principalmente sul volontariato e, naturalmente, essa è espressione di sentimenti profondi, sentimenti religiosi e, per quanti non sono cristiani, sentimenti sacri, appartenenti alle tradizioni popolari e alla memo¬ria collettiva. La “Natività” dell’edizione di quest’anno prova a mettere insieme tali sentimenti universali attraverso il linguaggio figurativo dell’arte. Non è propriamente una “Natività” nel solco della tradizione iconografica cristiana ma non c’è alcuna intenzione dissacrante o blasfema.
Il sito di Caltabellotta è abitato da 3.500 anni (periodo sicano), da tempi in cui “il sacro” si manifestava e si raccontava con pratiche divinatorie e feroci rituali (periodo minoico e di Re Cocalo). In quel contesto, ancora vivissimo in epoca greca e in epoca romana in luoghi come il nostro, si affermava e poi si radicava la cultura pro-paleo-cristiana. Non è forse per questo, per vincere antichi rituali cruenti e orribili mostri arcani, che il patrono di Caltabellotta, primo Vescovo di Sicilia, fu inviato in questo luogo?
Il visitatore viene guidato in un cammino ascensionale di stratificazioni storiche e simboliche. Negli strati profondi della terra (nella grotta inferiore) giace dormiente un Minotauro (1); sopra di questo si stratifica la cultura del primo cristianesimo con la presenza di una Grande Madre (2) (forse memore delle Veneri steatopigie) che fa il contrappunto all’Annunciazione (3) e alla Natività.
Ancora più in alto si sovrappone la chiesa della Pietà. Sopra tutto, la Volta Celeste, il Creato. La nascita di Gesù avvenne in una grotta (madre terra, grembo della vita) proprio come questa in Caltabellotta, abitata anche da “spiriti” preesistenti e da antichi pregiudizi e in un contesto culturale ostile. Alcuni di questi aspetti sono ancora attuali, ma in questa grotta, questa sera come allora, non c’è nulla da temere e nulla da nascondere. Semmai tutto è da mostrare.