BUSCEMI (CGIL): “NEGLI OSPEDALI AGRIGENTINI NON CI SONO INFERMIERI E MEDICI PER GARANTIRE I LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA”

“L’ASP1 non ha più gli infermieri e medici per garantire i livelli minimi essenziali di assistenza. Da tempo denunciamo la continua carenza di personale sanitario nell’ASP di Agrigento, oggi, gli operatori sanitari sono sempre di meno nelle corsie e nei servizi degli ospedali medici, infermieri, operatori sanitari addetti all’assistenza, ausiliari, sono queste le figure sanitarie che a seguito di tagli fin troppo lineari nella sanità voluti dal governo prima nazionale e poi regionale che sono sempre di meno. Inevitabilmente tutto il sistema sanitario della nostra provincia subisce pericolose ripercussioni nell’assistenza”.

E’ la grave denuncia della CGIL agrigentina. “Aggravato dalla politica dei due tempi- continua la nota-, infatti, si è motivato i tagli con l’implementazione dei servizi sul territorio con la differenza che i tagli sono effettuati la medicina nel territorio no. Quindi i ricoveri sono tanti, e spesso si è costretti ad aggiungere posti letto alle normali dotazioni, ed a volte, in casi di emergenza, si supera ogni limite di sicurezza come ad esempio i 28 posti letto della ostetricia del San Giovanni di Dio che spesso diventano 42 con solo due infermieri che devono dedicarsi all’accettazione dei ricoveri, del pre e post operatorio per i parti cesarei in urgenza, ed ancora, assistere nelle due sale operatorie gli interventi chirurgici, di somministrare le terapie farmacologiche alle pazienti ricoverate e rispondere alle varie richieste di assistenza, per non parlare poi del reparto di Medicina con 26 posti letto che durante la notte spesso diventano 30/32 per ricoveri effettuati dal Pronto Soccorso di pazienti problematici che impegnano non poco i due infermieri in turno”.

Ed ancora: “la gravissima carenza infermieristica nel presidio Ospedaliero di Canicattì , dove la Direzione Sanitaria per riuscire ad assicurare i livelli minimi di assistenza nei reparti, precetta gli infermieri sottoponendoli a turni massacranti. Come commentare la decisione Aziendale di utilizzare la sala operatoria dell’ Ospedale di Licata per un solo reparto al giorno, un Presidio che vanta delle eccellenze, di frontiera, che riesce ad attrarre pazienti dalla città capoluogo ma anche da fuori provincia che quindi non riesce più a garantire le emergenze figurarsi cosa succede per gli interventi programmati. Il rischio certo è che mentre oggi si riducono gli interventi per mancanza di personale costringendo le persone a rivolgersi ad altre strutture, loro malgrado, domani, ci troveremo in un circolo vizioso che ha allontanato i pazienti e la Regione chiuderà per mancanza di un numero minimo di interventi, cosa che rischia di succedere con la ginecologia. All’ospedale di Ribera invece si è alzata la bandiera bianca, pare infatti, che i vertici dell’azienda sanitaria abbiano deciso di non inviare altro personale infermieristico e medico per far fronte alle carenze ma bensì, di operare una riconversione dell’ospedale indirizzando l’offerta sanitaria verso la branca della riabilitazione stipulando a tale scopo una convenzione con una fondazione specializzata nel settore. E’ così i pochi reparti di frontiera rimasti, cercano di sopravvivere in attesa forse di dare il supporto a questo nuovo soggetto che a dire dell’Azienda, dovrebbe sconvolgere in positivo tutta l’economia del territorio Riberese”.

“Cosa succede nei pronto soccorso non è descrivibile bisogna vedere con i propri occhi. Ma tornando sul pianeta terra, non finiamo di sconvolgerci quando apprendiamo dagli organi di stampa che la direzione di questa ASP1 l’unica soluzione che riesce a trovare alle emergenze sarebbe, in assenza di confronto con le parti sindacali, di accorpare reparti salva vita come la cardiologia e l’emodinamica del presidio ospedaliero di Sciacca , che come tutti sappiamo, fanno parte della rete regionale sull’infarto e che quindi, accettano anche ricoveri in urgenza da città come Trapani Marsala”.

“Sono anni di denunce quelle fatte della FPCGIL agrigentina solo in parte ascoltate, questa non è la sanità che vogliamo per la nostra gente , chiediamo garanzie di esigibilità del diritto alla salute. In questa grave situazione qual’è il ruolo dei sindaci? Ci auguriamo che non intendano continuare a limitarsi a chiedere incontri al Commissario per avere l’opportunità di un trafiletto sui giornali e aspettare la chiusura del prossimo reparto”.

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