Blitz antimafia, in manette il boss Mariano Asaro. Perquisita casa del sindaco di Paceco (video)
CASTELLAMMARE DEL GOLFO E PACECO. Due esponenti di vertice delle famiglie mafiose di Castellamare del Golfo e Paceco, sono stati arrestati per associazione di tipo mafioso. I carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno eseguito un provvedimento firmato dal giudice per le indagini preliminari.
In carcere sono finiti Mariano Asaro, 64 anni, considerato il reggente della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, e Carmelo Salerno, 60 anni, detenuto da un anno con l’accusa di essere il capomafia di Paceco. Altri 2 indagati sono stati raggiunti da ordinanza di sottoposizione all’obbligo di dimora e uno da misura interdittiva. Eseguite inoltre decine di perquisizioni.
I Carabinieri, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno perquisito anche l’abitazione e l’ufficio del Sindaco del Comune di Paceco, il quale è stato destinatario di invito a rendere interrogatorio innanzi all’Autorità Giudiziaria ed informazione di garanzia per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido e dal Sostituto Procuratore Gianluca De Leo, hanno permesso di dimostrare il perdurare dell’appartenenza del pregiudicato Mariano Asaro all’associazione mafiosa. Asaro veniva rimesso in libertà dopo una lunga detenzione nel giugno del 2018, ma le indagini dei Carabinieri permettevano di monitorare i rapporti che lo stesso continuava ad intrattenere con diversi esponenti mafiosi, tra i quali Rocco Coppola e Carmelo Salerno, quest’ultimo è già detenuto in quanto.
In molti degli incontri riservati, Asaro veniva sorpreso ad esternare tutto il suo astio nei confronti del vertice della famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, Francesco Domingo , nonché dei collaboratori di giustizia e in particolare nei confronti di quelli che lo avevano accusato dell’omicidio del pubblico ministero di Trapani, Giangiacomo Ciaccio Montalto, fatta eccezione per il collaboratore Francesco Giuseppe Milazzo , il quale per stessa ammissione di Asaro, lo aveva “salvato” dichiarando la sua estraneità a quell’omicidio.
Asaro, sin dai giorni successivi alla sua scarcerazione, aveva cominciato a lavorare ad un progetto imprenditoriale illecito. Era sua intenzione, che poi effettivamente mise in atto, costituire una società, da intestare fittiziamente alla cognata Maria Vincenza Occhipinti, raggiunta dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora, per la gestione di un ambulatorio di odontoiatria da aprire a Paceco.
In questo progetto Asaro era coadiuvato fattivamente anche da un’altra indagata, Maria Amato, anche lei raggiunta da misura cautelare dell’obbligo di dimora, moglie del pregiudicato mafioso Rocco Antonino Coppola, già condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso dalla Corte d’Appello di Palermo per aver predisposto quanto necessario per l’organizzazione di incontri con vari latitanti tra cui Matteo Messina Denaro e Vincenzo Sinacori. L’Amato, in qualità di collaboratrice di uno studio notarile, predisponeva la documentazione e gli atti per la costituzione della società di capitali voluta da Asaro. Il Coppola presentava ad Asaro il medico compiacente, Vito Lucido, raggiunto da misura inderdittiva di sospensione dall’esercizio dell’attività di medico per un anno.
Ma ASaro poteva contare ancora su due figure molto importanti. Il capo mafia di Paceco, Carmelo Salerno, anche lui arrestato, e l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, al quale i Carabinieri hanno notificato l’informazione di garanzia. Quest’ultimo veniva incaricato, in seguito ad incontri riservati che Aasro riusciva ad organizzare grazie proprio al Salerno, di attivarsi con i vertici dell’ASP affinché l’ambulatorio di odontoiatria fosse convenzionato con il servizio sanitario.
Un sistema sistema ben congeniato, spiegano gli investigatori, che, come osserva il GIP nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva permesso ad Asaro di potere contare, in qualsiasi momento, sui suoi qualificati contatti, derivanti dall’appartenenza a “cosa nostra” per avviare ogni attività fonte di guadagno, sì da penetrare massivamente e con straordinaria speditezza ed efficacia nel tessuto economico del contesto territoriale di riferimento.
IL SISTEMA. In questo progetto imprenditoriale ciascuno aveva un ruolo preciso che portò avanti con piena consapevolezza e volontà: la cognata Occhipinti diede la propria disponibilità, in quanto soggetto incensurato, ad intestarsi fittiziamente la società, il dottore Lucido accettò di comparire quale direttore sanitario, svolgendo il contributo essenziale all’ottenimento delle autorizzazioni sanitarie ed al convenzionamento con la mutua, la Amato, moglie di Rocco Coppola, in quanto impiegata presso uno studio notarile, doveva provvedere a reperire e predisporre la documentazione necessaria e l’atto costitutivo della società, cosa che fece con solerzia; Salermo doveva provvedere ad aiutare l’indagato in ogni fase del progetto, dal reperimento dell’immobile a quello del medico, poi reperito invece da Coppola, e ad ottenere il contributo del politico Paolo Ruggirello, per attivare l’iter burocratico all’ ASP ed ottenere così le autorizzazioni necessarie e l’essenziale convenzionamento con la mutua, cosa che l’ex deputato regionale fece prospettando in un primo tempo che l’interessato allo studio era un suo “cugino”.
La storia dell’appartenente a cosa nostra di Asaro inizia già prima degli anni 80, è affiliato alla famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, all’interno della quale rivestiva una posizione apicale e in passato era autorizzato dai vertici di Cosa Nostra, in particolare da Vincenzo Virga, ad avere rapporti con personaggi mediorentali fornitori di esplosivi. Fu anche a lungo latitante ed inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi fino all’arresto nel 1997.
Il suo nome, insieme a quello di altri esponenti di cosa nostra, fra i quali Mariano Agate e Natale L’Ala, fa parte dell’elenco degli iscritti alla loggia massonica coperta “Iside 2” scoperta nel 1986 all’interno del circolo Scontrino. Accusato, ma poi prosciolto, dei fatti di sangue tra i più gravi della storia mafiosa della provincia di Trapani, veniva poi condannato più volte in via definitiva per associazione mafiosa, detenzione di armi ed estorsione.
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