Blitz antimafia della Dia a Roma con 18 arresti. Tra gli indagati c’è un saccense
Francesco Mario Dimino, 58 anni, è accusato di una tentata estorsione. Procura aveva chiesto l’arresto, negato dal Gip
Tra i 57 indagati in un’indagine della Dia di Roma che ha fatto emergere una centrale di riciclaggio a Roma al servizio dei clan, c’è anche un saccense.
Si tratta di Francesco Mario Dimino, 58 anni, accusato nello specifico di una tentata estorsione per la quale la Direzione distrettuale antimafia di Roma aveva chiesto la cattura con detenzione carceraria. Il Gip del Tribunale di Roma non ha ritenuto sufficientemente gravi gli indizi di reato a suo carico rigettando la richiesta.
L’operazione ha portato oggi a 18 arresti e al sequestro di beni per oltre 130 milioni (57 sono complessivamente gli indagati).
Dall’attività d’indagine, avviata nel 2018 e coordinata dalla Dda di Roma, è emersa l’esistenza di due gruppi criminali che riciclavano per vari clan, dai campani ai calabresi, ingenti somme di denaro in diversi settori, in particolare in quello degli idrocarburi e cinematografico.
Venivano costituite società “fittizie” per emettere false fatturazioni grazie al supporto fornito da imprenditori e da liberi professionisti compiacenti. Per gli inquirenti a capo di una delle associazioni c’erano Antonio Nicoletti, figlio dell’ex esponente della Banda della Magliana e Pasquale Lombardi, figura di riferimento nella zona di Aprilia, insieme a esponenti della criminalità organizzata campana. Avrebbero curato gli interessi dei clan di camorra Mazzarella-D’Amico e delle cosche della ‘ndrangheta. A capo del secondo gruppo, collegato al primo, c’erano secondo gli inquirenti Vincenzo Senese, figlio di Michele, Salvatore D’Amico, detto o’ pirata e Roberto Macori, ritenuto alter ego di Mokbel e cresciuto all’ombra di Massimo Carminati.