Bimbo di 2 anni ungherese salvo dalla leucemia grazie cellule staminali della Banca del cordone ombelicale di Sciacca
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SCIACCA. Oggi, il fondatore della Banca del Cordone Ombelicale di Sciacca, lo scienziato saccense Lillo Ciaccio scomparso qualche anno fa, sorride dal cielo. La sua intuizione e l’impegno nell’ideare e fondare la Banca del Cordone Ombelicale continua a salvare vite.
Oggi, l’Asp di Agrigento ha diffuso la notizia del piccolo paziente ungherese, di soli due anni, colpito da leucemia e che ha ricevuto un trapianto di cellule staminali provenienti dalla Banca del cordone ombelicale dell’ospedale di Sciacca, che si è salvato. Il bimbo adesso sta bene e, a seguito di un recente controllo, è risultato libero da malattia.
“Il buon esito della procedura – afferma il commissario straordinario ASP, Mario Zappia – ci riempie di gioia per il ritrovato benessere del piccolo e dei suoi familiari. E’ al contempo motivo di soddisfazione per l’efficienza dimostrata dalla Banca cordonale saccense, un vero patrimonio salvavita che supera i confini nazionali. Da oggi, è il caso di dirlo, le città Budapest e Sciacca sono legate da un cordone ombelicale che esce dalle suggestioni della metafora e diviene reale e concreto”.
L’esito positivo dell’iter di trattamento si evince dal report semestrale redatto da “Eurocord”, l’organismo internazionale che analizza gli outcome trapiantologici, e rappresenta il frutto di un ponte sanitario che ha idealmente collegato Sciacca a Budapest per salvare la giovanissima vita. Nello scorso mese di ottobre dalla Banca del cordone ombelicale del “Giovanni Paolo II” è partito il prezioso carico fatto di cellule staminali provenienti da sangue cordonale crioconservate presso la struttura saccense diretta dal dottor Pasquale Gallerano.
La sacca, donata da una mamma siciliana, è stata immediatamente resa disponibile dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento e grazie alla stretta collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti, il Centro Nazionale Sangue ed il Registro Nazionale IBMDR dell’Ospedale Galliera di Genova, è stata recapitata in Ungheria per le successive fasi.