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Bellanca e Bono: gli sconfitti illustri delle elezioni provinciali

Per il capogruppo DC 6 voti unici a Sciacca (dovevano essere di più) mentre per l’ex candidato a sindaco solo 3 voti unici

SCIACCA. La mancata elezione al consiglio provinciale di due “big” della politica saccense sta facendo discutere. Calogero Bono e Filippo Bellanca, i più navigati, insieme a Fabio Leonte, nel consiglio comunale di Sciacca, non sono riusciti a conquistare un posto a sala Giglia. Elezione difficile, con un metodo di calcolo che in teoria avrebbe dovuto privilegiare i Comuni più grandi, ma per i due le porte si sono sbarrate forse già nella loto città, nel consiglio comunale di cui fanno parte. Hanno ottenuto voti anche in altri Comuni, ma è mancata la forza che avrebbe dato loro il voto comparato in un Comune di fascia A come Sciacca. Bellanca è stato preceduto da Vito Terrana (sindaco di Campobello di Licata), Rino Castronovo (consigliere comunale di Favara) e Anna Alongi (consigliere comunale di Menfi). Nei Comuni da 30 mila a 100 mila abitanti si è fermato a 6 voti unici (5 dei quali immaginiamo del suo partito) e solo 2 nei Comuni da 10 a 30 mila abitanti, contro i 12 della menfitana Anna Alongi, che probabilmente ha ottenuto voti anche a Ribera. Il capogruppo della DC al consiglio comunale di Sciacca immaginiamo pensasse di ottenere a Sciacca qualche altro voto da esponenti dell’area politica di opposizione con cui condivide ogni giorno “battaglie” contro l’amministrazione in carica. Ma non è stato così. Ora per lui potrebbe aprirsi la possibilità del ripescaggio in quanto primo dei non eletti. Terrana pare voglia rinunciare all’elezione a consigliere provinciale. Improbabile invece un recupero di Bono, che non è il primo dei non eletti nella lista di Fratelli d’Italia e che a Sciacca non è andato oltre 3 voti unici (troppo pochi) e nessun voto nei Comuni tra 10 mila e 30 mila abitanti. Sia Bellanca che Bono non sono riusciti a intercettare i consensi di cui avevano bisogno (il primo solo uno oltre a quelli del suo partito di appartenenza, il secondo solo quelli del suo partito). E questo, nell’economia della politica cittadina, che a volte si sente l’ombelico del mondo ma che poi fuori dalle mura conta ancora poco, potrebbe avere qualche strascico.

Giuseppe Recca

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