Cronaca

Aumento indennità società partecipate della Regione e dei Comuni: governo Schifani impallinato in Aula

Dodici 12 franchi tiratori della maggioranza hanno affossato la norma sull’aumento dei compensi dei vertici delle partecipate della Regione

PALERMO- La riforma è stata bocciata grazie al voto segreto chiesto dall’opposizione: su 55 votanti e una maggioranza di 28 deputati, 39 sono stati i voti favorevoli allo stop e 16 i contrari. A proporre la norma era stato l’assessore all’Economia, Alessandro Dagnino, ma non tutti nel centrodestra – già in commissione Bilancio – l’avevano condivisa.
Il clima pesante in Sala d’Ercole risente anche delle spaccature sui candidati delle elezioni nelle ex Province. In verità, il presidente della Regione, Renato Schifani, non era tanto favorevole pensando agli effetti negativi della riforma nell’opinione pubblica, in un momento di serie difficoltà per i siciliani. Il testo prevedeva tre fasce. Nella prima il compenso dei presidenti sarebbe stato di 27 mila euro annui e quello dei membri del Cda di 18 mila. Nella seconda fascia si scendeva a 14 mila per i presidenti e 12 mila per i membri dei Cda. Nell’ultima al presidente sarebbero andati 7 mila euro e ai componenti del Cda 5. Ma, solo apparentemente tagliava gli attuali compensi. Perché 2 commi introducevano 2 diversi extra per i presidenti che avessero assunto anche la carica di direttore o amministratore unico: cariche che nella prima fascia valevano 27 mila e 56 mila euro. Portando così il totale a 110 mila euro. Se fosse passata, sarebbero caduti tutti i tetti precedenti, che da dieci anni limitano i compensi del presidente a 35 mila o 50 mila euro al massimo. Un’operazione che sarebbe costata alla Regione un milione in più all’anno.
“Abbiamo impedito una vergogna!”, ha detto Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Ars. “La Sicilia  – aggiunge- affonda tra conti pubblici in rosso, sanità allo sbando, siccità. Per non parlare dei disegni di legge importanti che da mesi attendono di essere discussi e il centrodestra tiene nel cassetto. Eppure per il governo e la maggioranza qual è la priorità? Aumentare gli stipendi dei vertici delle partecipate! Una proposta imbarazzante che il Pd e le opposizioni hanno contrastato fin dal primo momento, ottenendo la bocciatura da parte dell’aula”.

Filippo Cardinale

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