Auditorium “Santa Margherita”: la riqualificazione impantanata da tre anni

La città è un album di raccolta di interventi pubblici rimasti al palo. Si continua ad inanellare tasselli negativi nei confronti dei quali cala il solito silenzio che si trasforma in rassegnazione

SCIACCA- La frase ricorrente nella nostra città è che “ha tanto potenziale”. Questa ricchezza, spesso accompagnata da parole che tali rimangono. Che senso ha avere il “potenziale” se poi non lo si sfrutta? O peggio, viene derubricato a opera incompiuta? Una città sulla quale sorvolano, con costanza, gli ottimistici annunci dei politici che, alla velocità della luce, comunicano i loro impegni nel reperire finanziamenti per il “rilancio” della città. Annunciazioni che poi finiscono nella rete delle difficoltà burocratiche, amministrative. Non può, certamente, imputarsi al crudele fato. Non si tratta di sporadici episodi ma si connotano come costanti accadimenti. Una sorta di iella che incombe sulla città. Ma è solo iella? Non ne siamo convinti, nè ci crediamo. Salvatore Monte, dinamico regista e operatore culturale, ha sollevato il tema della mancanza, in città, di spazi idonei per le attività culturali e teatrali. Il Teatro Popolare, meglio conosciuto come Samonà, è l’emblema dell’album cittadino delle incompiute, dei soldi buttati al vento e che si disperdono come foglie. Ci sono tanti altri esempi per i quali è inutile ricorrere alla citazione. Tutti ne abbiamo conoscenza.

In tale album di ricordi negativi e di esperienze che non trovano definizione, c’è l’Auditorium “Santa Margherita”. Quella chiesa sconsacrata è un gioiello architettonico della città. Era il 21 aprile 2021 quando giunse la bella notizia che l’Assemblea regionale destinò poco più di 500 mila euro per i lavori per il restauro e l’allestimento dell’Auditorium nel Complesso monumentale di Santa Margherita in Sciacca. I lavori dovevano essere realizzati dalle imprese riunite COGECA s.r.l. e PRESEDIL srl. L’Auditorium sarebbe stato dotato di arredi e di sofisticate attrezzature audio e video, e destinato ad accogliere eventi ed attività culturali. All’interno, in una splendida combinazione di arti, sarebbe stato possibile ammirare le opere pittoriche di Giovanni Portaluni e di Michele Blasco, oltre al maestoso organo a canne seicentesco con balconata e cassa lignea decorati con sculture policromate di santi e angeli. “Con il restauro della Chiesa di Santa Margherita in cui sarà allestito l’Auditorium – sottolineò l’allora assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – si colloca il primo tassello del più ampio disegno per la realizzazione del Museo interdisciplicare regionale di Sciacca, atteso ormai da vent’anni. Il finanziamento di quest’opera, dopo lunghi anni di silenzio, è frutto della volontà del governo regionale e avvia una nuova stagione di promozione culturale del territorio. Importante il ruolo svolto dalla Soprintendenza di Agrigento che ha curato la progettazione, consentendo di effettuare il recupero di un bene monumentale di grande valore storico e artistico, che verrà restituito al territorio come polo culturale di grande importanza per l’intero comprensorio”. La realizzazione dell’Auditorium avrebbe permesso una capienza di 120 posti a sedere. Un Auditorium inserito nel più ampio recupero strutturale e funzionale dell’intero Complesso, ià individuato da una legge del 1991 come museo regionale interdisciplinare e per il quale il Governo Musumeci deliberò uno stanziamento 7 milioni di euro.

“Gli interventi, frutto del lavoro di squadra svolto dalla Soprintendenza, – evidenziò l’allora Soprintendente dei beni Culturali di Agrigento, il saccense Michele Benfari – mirano a recuperare l’affascinante spazio interno della Chiesa decorato con stucchi in stile barocco realizzati tra il 1609 e il 1624 da Orazio Ferraro, rinomato stuccatore e pittore siciliano del Seicento. Siamo davanti a un bene di grande valore artistico tanto che, in fase di progettazione, abbiamo previsto la realizzazione di una controporta in vetro stratificato che regola l’accesso all’aula della Chiesa e che, oltre ad assolvere a compiti di sicurezza e mitigazione “audio/termica”, consentirà ai visitatori di ammirare, sin dal loro ingresso, l’incredibile spazialità dell’aula e il suo ricchissimo apparato decorativo”. Il Soprintendente Michele Benfari si adoperò tantissimo per Sciacca e sembrava davvero la svolta. Ma poi, tutto si bloccò e, come triste e malefica consuetudine, tutto cade nell’oblio, nella rassegnazione, nel silenzio. E a proposito di spazi, il teatro Popolare rimane ancora esposto agli effetti del degrado per la chiusura, nonostante il milione e 300 mila euro spesi di recente per la riattivazione con il ripristino degli impianti, delle attrezzature, per la ripresa delle attività di spettacoli, concerti e convegni. Una gigantesca struttura di cemento armato che continua a rappresentare plasticamente quella sorta di amaro destino che segna la nostra città. E la città seguita a rimanere priva di spazi per le attività culturali e teatrali.