ATI, PER FORTUNA VI SONO DONNE CON LA D MAIUSCOLA

Due donne che ricoprono la carica di primo cittadino. Una è Margherita La Rocca Ruvolo, sindaco di Montevago, l’altra è Anna Alba, sindaco di Favara. Ambedue hanno avuto la determinazione di dire che l’ATI è in preda ad “un immobilismo” che si ripercuote negativamente sui cittadini. Hanno il merito di aver detto le cose senza se e senza ma, senza quell’inutile giro di parole che di solito è dominio dei maschi più propensi a interpretare la politica come l’arte del non decidere. Altra voce nel deserto è quella del sindaco di Ribera Carmelo Pace che in più occasioni ha evidenziato la non capacità dell’ATI di assumere decisioni in tempi europei, anche in considerazione del fatto che siamo di fronte al bene vitale: l’acqua.

Margherita La Rocca Ruvolo e Anna Alba hanno evidenziato l’immobilismo dell’ATI, i tempi inutili e infruttuosi delle Assemblee nelle quali nulla si decide. Degli Uffici dell’ATI che viaggiano su binari a scartamento ridotto. La situazione del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento è più drammatica di quanto i cittadini possano immaginare. E’ auspicabile che la magistratura faccia luce anche sulla gestione dell’ATO prima e dell’ATI dopo. Se vi sono negligenze, se vi sono omissioni. Se sussistono elementi di illegittimità su deliberazioni assembleari, se esistono incompatibilità all’interno degli organi direttivi.

Ventisette sindaci che hanno consegnato le reti nel rispetto della legge sono ostaggio di 16 che non le hanno consegnate. Alba e La Rocca Ruvolo hanno chiesto all’ATI chiarezza e immediatezza: stabilire chi è dentro e chi è fuori l’ATI. Primo passo necessario per andare avanti e stabilire la forma giuridica che avrà il prossimo gestore del servizio idrico integrato.

La confusione crea quelle condizioni ideali per non decidere, per non assumere responsabilità. Nel caos c’è posto per l’immobilismo. E’ auspicabile che la determinazione di Anna Alba e Margherita La Rocca Ruvolo contagi anche  gli altri sindaci dei Comuni consegnatari delle reti. I loro cittadini stanno pagando, da anni, costi assurdi a causa di un’ATO prima e un’ATI attuale monca e con un’anomalia grande quanto una montagna: la mancanza dell’unicità del servizio idrico integrato e la continuazione di due parti contrapposte per legge tra esse.

Sull’acqua pubblica dubbi non vi sono. Vi sono sui tentativi di lasciare le cose per come sono, in preda alla confusione, all’incertezza.

Filippo Cardinale