Altra condanna per Arnone, diffamò Alfano e Birritteri
AGRIGENTO- Tre anni e sette mesi di reclusione per le accuse di calunnia e diffamazione aggravata. Il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Fulvia Veneziano, ha condannato Giuseppe Arnone (cancellato dall’Ordine e destinatario di un provvedimento di cancellazione che contesta) per il contenuto di alcuni esposti inviati fra il 2017 e il 2018 che accusavano l’ex ministro della Giustizia, Angelino Alfano, il magistrato adesso in servizio alla procura generale della Cassazione, Luigi Birritteri, e l’avvocato Tiziana Miceli, moglie di Alfano.
Arnone avrebbe sostenuto l’esistenza di un patto corruttivo fra Alfano e Birritteri che prevedeva una serie di favori reciproci. Birritteri avrebbe ottenuto la prestigiosa nomina al Consiglio di Stato e l’assunzione della figlia di Birritteri in una società di mediazione, secondo Arnone, fondata da Tiziana Miceli e che, invece, secondo l’accusa non sarebbe neppure esistita. La stessa avvocatessa agrigentina avrebbe avuto, inoltre, «non meglio precisati vantaggi di natura economica grazie alla presenza di Birritteri all’interno del Consiglio di Stato».
Gli esposti nei confronti di quest’ultima hanno fatto scattare per Arnone l’accusa di diffamazione aggravata perchè, secondo quanto riconosciuto dal giudice, avrebbe leso la sua reputazione attraverso l’invio di una denuncia – indirizzata, fra gli altri, a prefetto, procura, Csm e organi di stampa – con cui ricostruiva quello che a suo dire era un accordo corruttivo.
Arnone dovrà pure risarcire Miceli e Birritteri che si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello. L’ex ministro, invece, non si è costituito