ALTERNATIVA POPOLARE, IL PROBLEMA E’ ANGELINO. OGGI RIUNIONE DEL GRUPPO SACCENSE
Il vero problema di Alternativa Popolare è il leader Angelino Alfano. Il risultato magro, che sfiora l’anoressia, ha aperto, anzi ha ampliato, una crisi che comincia, in verità, da prima delle elezioni regionali. A lasciare Angelino Alfano sono stati in tanti, personaggi anche di primo piano. Personaggi che hanno annusato, anzitempo, la crisi che ha investito la popolarità il leader del PD, Matteo Renzi. Ma soprattutto, hanno accolto il richiamo della foresta, cioè la reale area di appartenenza: il centrodestra.
Angelino Alfano sembra essere diventato extraterrestre, ma non per le elaborazioni delle sue strategie politiche. Non ne azzecca più una. E’ extraterrestre perché è lontano dalla realtà. Ministro dall’8 maggio 2008 con Berlusconi, lo è ancora oggi sotto le ali del PD. Quel partito nei confronti del quale lanciava strali quando era berlusconiano di ferro. Ma poi, al contrario di quanto affermava il divo Giulio, il potere logora. Angelino Alfano è stato titolare di dicasteri ben più importanti di quelli assegnati a Calogero Mannino. E senza offesa per Angelino, la statura politica non ha paragoni.
Sotto le ali di Berlusconi è stato anche il primo e unico segretario nazionale del Popolo della Libertà. Poi, pur di rimanere incollato alla poltrona, ha sconfessato la sua avversione alla sinistra, al PD. Avversione che lo ha trasformato in vittima. Uomo di centrodestra che si allea con il PD e fa votare il candidato alla presidenza della Regione del centrosinistra.
Anni di vita ministeriale, nei palazzi del potere, lo hanno allontanato dal territorio. Una provincia agrigentina che diventa sempre più povera e scarsa di infrastrutture, pur avendo ininterrottamente da 9 anni un autorevole ministro.
Sciacca, ha perso la guida del governo della città, ma ha anche perso la change per il senatore Giuseppe Marinello di entrare all’Ars. Alternativa Popolare ha decimato personaggi di spicco. L’elettorato ha bocciato il deputato Enzo Fontana, ha assegnato un misero 4% che ha chiuso le porte del Parlamento siciliano al partito di Angelino Alfano.
Ma a Sciacca il gruppo targato Alternativa Popolare ha fatto da laboratorio. Ha sempre detto no ad un’alleanza con il PD, partito con il quale governava alla Regione e governa a Roma. Si ha la sensazione, amara, che Angelino Alfano abbia mandato allo sbaraglio i suoi amici, inviandoli al massacro politico.
Dopo le elezioni di domenica scorsa, l’unico a parlare in pubblico è stato il consigliere comunale Giuseppe Milioti, il quale ha spiegato chiaramente che “l’elettorato fa fatica a seguire Alternativa Popolare, partito di centro ma che cammina a braccetto con il PD”. Insomma, era difficile chiedere all’elettorato di centrodestra il voto per Alternativa Popolare e fare votare il candidato alla Presidenza della Regione di centrosinistra. Specie dopo il disastro combinato dal governo Crocetta.
E adesso? Di certo c’è che abbonda lo smarrimento, l’incertezza, il riconoscere ad Angelino Alfano il carisma leader. Il risultato saccense di domenica scorsa del senatore Giuseppe Marinello non è stato, senza dubbio, gratificante. E le incertezze assalgono il nutrito gruppo saccense che, con diverse sfaccettature, fa riferimento ad Angelino Alfano. Basta guardare al nutrito gruppo consiliare dell’ex maggioranza,all’ex amministrazione comunale. Liquefatto a giugno scorso, bastonato domenica scorsa.
Nel corso della mattinata di oggi, il gruppo che costituiva l’ex maggioranza, con esclusione di Forza Italia, si riunirà per capire cosa fare, dove andare. Per capire come raddrizzare la barra, ammesso che si possa raddrizzare. C’è molto fermento che aumenta in modo direttamente proporzionale alle sparate che escono dalla bocca di Angelino Alfano. Come quella di ieri a Roma in occasione della Conferenza programmatica del partito: “Correremo da soli”. Il fatto che a correre da soli verso il baratro sono gli amici suoi, lasciati sempre più soli.
Non c’è dubbio che anche a Sciacca si apre la maglia. Non v’è certezza per nessuno, dai più titolati ai meno. Sarà un immediato futuro ricco di sorprese.
Filippo Cardinale