Allarme crack tra i giovanissimi, il questore a Sciacca: “Fenomeno trascurato da famiglie, scuola e cittadini che si lamentano di più della movida sotto casa”

SCIACCA. E’ allarme crack tra i giovanissimi anche in provincia di Agrigento. Ad illustrare la diffusione capillare del fenomeno e le conseguenze che provoca, sono stati ieri a Sciacca il questore di Agrigento Emanuele Ricifari e il responsabile del Sert di Ribera Paolo Falco nel corso di San Marco Restart23, lo spazio settimanale di approfondimento organizzato a Sciacca dal comitato provinciale Asi e condotto da Giuseppe Recca che si tiene nella struttura turistica Bono Vacanze. 

I due ospiti hanno descritto i pericoli che tra gli adolescenti crea lo stupefacente a base di cocaina, bicarbonato o ammoniaca, che viene sciolto e si assume inalandolo, con effetti irreversibili su corpo e mente. Una droga che, in termini semplici, si ottiene con particolari processi chimici che danno luogo a veri e propri cristalli. Il crack oggi è diffuso perchè si tratta di cocaina a basso costo, il cui consumo è in graduale ma netto aumento soprattutto tra i giovanissimi. Se una volta la cocaina entrava sempre più in profondità nei ceti abbienti, il crack oggi sta interessando tutti i ceti sociali.

Secondo i dati diffusi dal Global drug survey, una delle più importanti compagnie di studi di ricerca nel settore della droga e dell’alcool, in Italia il crack è diventata la seconda droga più utilizzata per divertimento tra i giovani dietro solo alle anfetamine.

L’emergenza più grande che si vive in questo momento non è economica – ha detto il Questore Ricifari – ma la diffusione di questa droga. Non dobbiamo pensare come una volta che la droga oggi si trova solo nelle discoteche – ha aggiunto il Questore – ma nelle scuole. Oggi il 60-70 per cento dei giovanissimi consumano droghe. Se prima i ragazzi fumavano la sigaretta presa di nascosto ai genitori, oggi si fumano senza problemi la pipetta di crack”. Sul mercato regionale e su quello provinciale della droga, la tradizionale cannabis, che pure oggi è molto più dannosa di quella che si consumava negli anni ’70 e ’80, sta lasciando sempre più spazio ai “pezzi” di crack fumati e visti tra i più giovani, insieme all’alcol, degli aggregatori sociali”.

Il medico del Sert Paolo Falco ha parlato degli effetti sulla salute: il crack provoca psicosi, stati paranoici, schizofrenia aggressività e alienazione. Causa dipendenza, e arriva ad alterare in maniera profonda vari meccanismi del sistema nervoso centrale. Ci si abitua in modo rapido alla sua azione, e si ha bisogno di quantità sempre maggiori in un minore lasso di tempo. Ed ha parlato degli strumenti a disposizione dei servizi sanitari per contrastare questa droga: “A parte la psicoterapia con i consumatori e la famiglia – ha aggiunto Falco – ci sono solo farmaci palliativi e non curativi. Una dipendenza non finisce, è a vita. Oggi si deve gestire il richiamo della sostanza. In qualsiasi momento si può ricadere”.

I canali di rifornimento del crack sono quelli tradizionali – ha aggiunto il Questore Ricifari – si utilizza la filiera commerciale già esistente, l’approvvigionatore principale è lo stesso e sono gli stessi i distributori locali. La novità è che si ramificano i luoghi di spaccio. Oggi si incontra tanta manovalanza a basso costo, gruppi nigeriani e maghrebini, soggetti che operano nelle cosiddette piazze di spaccio. Nell’agrigentino, oltre ad effettive piazze di spaccio a Licata e Canicattì, c’è un fenomeno che gli stessi tossicodipendenti contribuiscono a diffonder. Con 50 euro di crack ci fumano in 10, magari dopo avere bevuto alcol. Un mix che ha effetti devastanti sulla capacità cerebrale”.

C’è anche un’emergenza educativa: bisogna combattere non solo con il tossicodipendente, ma anche con la famiglia che in gran parte dei casi oggi tende a proteggere il proprio figlio. “La società e le famiglie sono lontane da questo fenomeno – ha detto Falco – ognuno di noi deve guardare il proprio figlio nello stesso modo in cui guarda i figli degli altri. Spesso è facendo questo che si scopre un figlio alle prese con la dipendenza”. Ma un ruolo importante lo deve avere la scuola che oggi appare assente rispetto questa emergenza. E lo devono avere i cittadini: “Spesso protestano continuamente per segnalarci il fastidio che affrontano per la la movida sotto casa – ha detto ancora il Questore – piuttosto del pericolo che stanno correndo tutti i giorni i nostri ragazzi”.

Affrontato, infine, anche il problema della carenza di personale che c’è anche nei Sert della provincia, dove nel contesto di un problema che riguarda comunque tutto il sistema sanitario regionale, non c’è un ricambio generazionale rispetto a quando sono stati istituiti, nei primi anni ’90. In conclusione, è emerso che al centro del dibattito in Italia in questo momento c’è poca attenzione al fenomeno crack e in genere al consumo di droga. “E’ necessario mettere il problema al centro dell’agenda politica di tutti i partiti – ha concluso il Questore – oggi i partiti per cercare consenso si occupano solo dei temi che sul web hanno più click. La politica oggi non deve solo ascoltare la pancia della gente”.