ALLARME CARNE ROSSA, MACELLERIE DESERTE ANCHE A SCIACCA

Parla il tecnico dell’associazione allevatori Salvatore Pumilia: “Allarme sproporzionato, le nostre carni sono sicure”

Allarme carne rossa anche a Sciacca. La sindrome della “fettina assassina” sta mettendo kappao le macellerie e le vendite in poche ore sono crollate del 50 per cento.

Salvatore Pumilia, tecnico dell’Aras, l’Associazione regionale allevatori Sicilia, descrive un quadro a tinte fosche: “Sono tempestato da telefonate di allevatori e commercianti di carne – dice al Corriere di Sciacca – sono giorni neri per il nostro settore, ieri pochissimi clienti sono entrati nelle mecellerie della nostra città e lo stesso vale in altre città. L’allarme diramato sulla carne rossa come potenziale causa di cancro è assolutamente sproporzionato – ci dice al telefono il veterinario- e paragona le abitudini italiane a quelle americane dove, invece, si fa un largo consumo di carne lavorata e sofisticata con metodi di cottura che alterano le sostanze della carne. L’uso continuo del barbecue, il metodo di cottura che annerisce la carne, sono pratiche non usate dalle famiglie italiane. La carne nostra – aggiunge – da noi è sottoposta a rigorosi controlli”.

Ci si augura adesso che l’allarme rientri nelle prossime ore, gli italiani a tavola sono abitudinari e cancellare fettina e cotolette dai menu di ogni giorni non sarà facile. Ci si augura che questa storia verrà ridimensionata entro una quindicina di giorni, anche se è viva e reale la grande preoccupazione per chi lavora in questo settore: E’ un allarme sproporzionato su una questione che è sempre stata nota – ci dice ancora Pumilia – i medici da sempre consigliano di mangiare carne una o al massino due volte la settimana, associata al consumo di frutta e verdura”.

Pumilia cita la dieta mediterranea, perfettamente equilibrata, sconosciuta alla popolazione internazionale e in modo particolare a quella americana. “Sono convinto- afferma il veterinario saccense – che a monte vi è una strategia più complessiva che tocca una richiesta di proteine nobili in paesi in via di sviluppo”.

Di sicuro ieri allevatori e macellai ganno vissuto una giornata difficile, molto simile a quelle seguite allo scoppio dell’epidemia “mucca pazza”, quando il giro d’affari su vacche e polli è crollato dell’80 per cento. Alcuni rivenditori sono corsi ai ripari ribassando i listini delle carni finite nel mirino dell’Organizzazione mondiale della sanità mentre gli acquirenti hanno cambiato in corsa la lista delle spesa, depennando i prodotti a rischio e riempiendo i carrelli di pollo e pesce, più economici e a prova di Oms.

Dopo il clamore suscitato dalla decisione dell’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ieri ha provato a tranquillizzare i consumatori e definisce “eccessivamente allarmistici” i titoli dei giornali. “La mangio anche io” ha detto il ministro a margine di un convegno su nutrizione che si è aperto a Expo. Sto ancora allattando i miei figli e mi alimento in modo equilibrato mangiando tutto, anche la carne rossa, che tra l’altro mi serve per ‘tenermi su’ e per il contenuto di ferro. Seguo i principi della dieta mediterranea. Il mio medico mi ha consigliato un’alimentazione corretta con tutte le componenti bilanciate in modo appropriato”.

Il ministro invita a “leggere bene” il documento dell’Oms, “che parla ovviamente delle diverse componenti all’interno delle carni processate”, come ad esempio i conservanti. “Il nostro è uno dei sistemi industriali più avanzati avanzati al mondo, con un regime più ristretto”, ad esempio, sul contenuto di sale o conservanti.

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