ALLA RICERCA DELLE LARGHE INTESE. STORIA DI UNA NAVIGAZIONE POLITICA SENZA ROTTA

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

 Era come un gallo che pensava che il sole sorgesse per ascoltarlo cantare (G. Eliot, 1819-1880). Mi piace citare un passo del romanzo Adam Bede, della scrittrice inglese vissuta nel periodo vittoriano. Mi piace perché calza bene con il periodo che la città sta vivendo. Mi piace affiancarlo ad una classe politica locale che immagina che il sole sorga per essa, come l’illusione del gallo citato. Dimenticando il malumore e il malessere dominante tra i cittadini. Quando si perde il senso della misura si diventa come una nave che naviga senza bussola. Una bussola già non funzionante il cui ago magnetico si è sfasato, va per conto suo scambiando il nord per il sud e l’ovest con l’est.

Se voci che navigano nel mare tempestoso della politica saccense insistono su una attività diplomatica in corso da parte di importanti esponenti della maggioranza nei confronti di una parte del centrodestra, allora viviamo in una città capovolta, dove si dice tutto e il suo contrario. Dove, financo, si offende la capacità di memoria della gente. L’attività diplomatica in corso, alla ricerca di “larghe intese” per creare puntelli ad una maggioranza sfinita e ridotta, non solo è un’offesa per i consiglieri del centrodestra consultati, ma un capovolgimento di quello slogan #maipiùcinqueannicosì. Se è vero che la politica rende possibile l’impossibile, essa stessa dovrebbe avere un limite: il rispetto della dignità.

Se da un lato la parte editrice dello slogan e la sua coalizione hanno bollato come male massimo la precedente amministrazione e chi la sosteneva, sarebbe poco dignitoso per i destinatari di quello slogan farsi attirare dal dolce richiamo delle sirene per partecipare ad un banchetto la cui vittima sacrificale è la città e i suoi cittadini (ripassino Pirandello: imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti).

Parimente, l’attività diplomatica di chi porta avanti l’idea di estendere la striminzita maggioranza coinvolgendo soggetti di quei #maipiùcinqueannicosì risulta solo come evidente disperato tentativo di trovare una zattera per non affondare nel mare ghiacciato come il Titanic.

Il centrodestra, o parte di esso, sembra attratto dal miracolo evangelico della conversione sulla via di Damasco, dimenticando l’etichettatura ricevuta dalla parte opposta. Il sindaco del cambiamento, la maggioranza con la verginità rifatta dopo l’esperienza interrotta a metà (giunta Bono di centrosinistra), in meno di due anni ha perso Carmela Santangelo, Cinzia Deliberto, l’uscita di Valeria Gulotta dal gruppo consiliare di Nuccio Cusumano, oggi registra la voglia di indipendenza di Paolo Mandracchia e la dura critica di Alberto Sabella. Il sindaco ha azzerato un’intera giunta con la quale si era presentato all’elettorato in nome del cambiamento.

Dopo l’azzeramento, il progetto Valenti doveva volare nel cielo blù sopra le nuvole, ma si trova nel mezzo di una fortissima e duratura perturbazione.  Adesso, in meno di due anni si accinge a nominare il terzo assessore al Turismo e allo Spettacolo, con innesti che, certamente, non solo non hanno sostenuto l’allora candidata Valenti, ma non hanno apportato un quarto di voto.

Il sindaco, oggi, pensa di aumentare il numero di assessori da cinque a sette, offerta speciale a costo zero: prendi 7, paghi 5. Due posti che immagina possano rappresentare la cerniera per unire maggioranza e parte di centrodestra nell’ipotetico “bene per la città”. In ogni caso, anche una sorta di Malox per qualche pancino rumoroso della maggioranza.

Se la città deve ricevere un “bene dalla politica” c’è un solo modo: quello che intuì e applicò Vito Bono. Ebbe il coraggio di comprendere che il suo sacrifico, in un contesto di litigi all’interno della sua maggioranza di centrosinistra, avrebbe posto fine all’agonia della città. Città che apprezzò il gesto, pur traumatico. E’ lo stesso quadro dipinto ieri l’altro dal consigliere di maggioranza Alberto Sabella, illuminato, probabilmente, da una recente visione del film del 1997 scritto e diretto da James Cameron.

Del resto, il significativo campione del sondaggio effettuato dal nostro giornale, in collaborazione con la società Hopinion, rispecchia fedelmente il clima della città: otto persone su 10 vogliono ritornare  al voto subito.

Per i latinisti spopolati nelle ultime settimane concludo citando Plauto: Cogitato mus pusillus quam sit sapiens bestia, aetatem qui non cubili uni umquam committit suam. (Penso quanto è saggio il piccolo topolino: non affida mai la sua vita a un solo buco.