AICA, per Titano poco si sta facendo per rafforzarla. E spuntano debiti milionari con Siciliacque
PROVINCIA DI AGRIGENTO- Sulla situazione finanziaria dell’Aica c’è poca chiarezza dei sindaci nei confronti dei loro cittadini, quelli a cui arriverà il peso economico di una gestione partita male e tenuta velata. Sulla vicenda Aica, in vita da oltre un anno, c’è poca chiarezza, specie sulle reali criticità, difficoltà finanziarie, debiti.
Anche l’associazione per l’acqua pubblica, Titano, continuamente solleva le problematiche che, sistematicamente, vengono eluse dai sindaci. Come una forma di omertà.
Titano che sottolinea come “a seguito della pubblicazione della relazione semestrale e del bilancio consuntivo dei primi cinque mesi di attività di AICA (da agosto a dicembre 2021), ci saremmo aspettati da parte di Ati, dell’Assemblea dei Sindaci di AICA e dal CDA di AICA, un impulso significativo nell’attuazione di pratiche, di azioni e di iniziative per correggere l’attuale “andazzo” del gestore che presenta in 5 mesi di attività 1,3 milioni di passivo”.
Non dimentica, Titano, che “per legge il gestore idrico opera in regime di full cost recovery (copertura totale dei costi tramite la tariffa). E’ l’Ati (Assemblea dei Sindaci) che deve garantire ad esso le condizioni per eguagliare entrate e uscite. Ma ci sono 1,3 milioni di passivo nei primi 5 mesi di gestione.
L’associazione Titano ripropone due domande: Cosa ha messo in campo Ati per far si che ciò non accada? Quali iniziative ha assunto per correggere strutturalmente questa anomalia?
Per “Titano, invece di intraprendere iniziative percorribili, “si è fatto un gran parlare, tra i sindaci, del prestito regionale e oggi, documenti alla mano, il prestito non è servito alla fase di startup perchè l’azienda è regolarmente operativa da più di un anno, non servirebbe a coprire buchi di bilancio perchè per legge non può essere usato in questo modo (non si possono pagare debiti facendo altri debiti) e soprattutto AICA non sarebbe in grado di restituirlo ai Comuni visto lo stato dei conti. Questo grande argomento di distrazione ha impedito di affrontare le vere questioni, da noi avanzate da tempo, provocando un aggravamento del conto economico dell’azienda”.
E spuntano altri debiti evidenziati da Titano. “Dai documenti contabili si legge un debito per acquisto di acqua di circa 4 milioni di euro al 31 dicembre (oggi dovrebbero già essere intorno ai 10 milioni), nei confronti di Siciliacque. Cosa è stato fatto per acquistare meno acqua e ottimizzare lo sfruttamento della materia prima con le ingenti risorse del nostro ambito? Ed ancora, in considerazione dell’impennata del costo dell’energia, impensabile fino a ieri, quali iniziative si pensa di adottare per compensare in futuro tale costo? Soluzioni se ne possono trovare a iosa, alcune le abbiamo pure suggerite, ma non ci risulta che nessuna di esse sia diventata un’iniziativa da portare avanti con celerità”.
Per Titano, Aica “non cerca più gli evasori e non sta valutando la correzione dell’anomalia legata alle utenze a forfait. Entrambe queste iniziative, oltre ad essere dovute per legge, porterebbero nuova liquidità ad AICA con uno sforzo relativamente contenuto. Avremmo avuto un altro grande beneficio se l’ATI avesse dato seguito con prontezza al ricolacolo della tariffa di acquisto dell’acqua all’ingrosso da parte di Siciliacque a 0,70 cent/mc, dopo che il CGA l’ha dichiarata illegittima più di un anno fa. Ora si prospetta una nuova riforma regionale che tocca anche l’ambito tariffario e l’ATI, non avendo operato in tempo, si troverà spiazzata, come al solito, in ritardo”.
Infine, per Titano risulta inaccettabile leggere tra le proposte di risanamento del bilancio (per il recupero del passivo di 1,3 milioni) l’aumento delle tariffe”.
Filippo Cardinale