Aica, il comunicato stampa del presidente del Cda, Settimio Cantone, e le contraddizioni palesi
SCIACCA- E’ vero che il carnevale a Sciacca è terminato lo scorso 4 giugno, pur fuori stagione, ma gli scherzi carnascialeschi continuano ad echeggiare, quasi fossimo a Scherzi a parte.
Un comunicato stampa dell’Aica, pare scritto di pugno dal presidente del Consiglio di Amministrazione, sembra l’apoteosi della farsa. Quello di Settimio Cantone è un inno all’ossimoro. In buona sostanza, tenta di far inghiottire la pillola amara del passivo di oltre 4 milioni di euro che ha registrato la novella consortile AICA, interamente a capitale pubblico con i Comuni soci. In buona sostanza, una sorta di accomandita semplice dove i debiti della società vengono ripianati interamente dai Comuni che a sua volta pescano dalle casse comunali impinguate dai contribuenti.
Bell’idea quella della consortile! Tanti sindaci non erano convinti, tra cui l’ex sindaco di Sciacca, Francesca Valenti. Ma le pressioni delle associazioni sono state così imponenti da costringere i sindaci a votare per la consortile. Il Consiglio comunale scorso fu ricco di dibattito a proposito, ma la sinistra e il M5S si spesero per la consortile. Oggi, tanti sindaci si nascondono e tentano di far dimenticare. Non lo dimenticheranno i contribuenti, né le casse dei Comuni. Il Comune di Sciacca deve partecipare alla perdita con 400.000 euro, quello di Agrigento con 600.000 euro
Nonostante ciò, il presidente del Consiglio di Amministrazione di AICA, Settimio Cantone, ex consigliere comunale scoperto, poi, incompatibile con la carica assunta da poco, diffonde un comunicato stampa pirandellesco. La politica trova la soluzione. Settimio Cantone di dimette da consigliere comunale a condizione che il fratello Carmelo (fu presidente del Cda della Terme di Sciacca Spa) entrasse nella giunta comunale di Agrigento. E così, il cerchio si è chiuso.
“Il Consiglio di amministrazione di Aica – spiega il presidente Cantone – si è insediato da poco più di un mese e ritengo opportuno, nella mia veste di presidente, dare un contributo indicando priorità e obiettivi che questo Cda intende perseguire”.
Poi Cantone scopre l’acqua calda: “Aica è una azienda pubblica che fornisce acqua, un bene comune essenziale per la comunità. Sappiamo bene che per migliorare il servizio dobbiamo lavorare sull’efficienza, dobbiamo sanare il bilancio e ridurre gli sprechi, dobbiamo dare gli strumenti giusti ai lavoratori che si impegnano tutti giorni per portare l’acqua ai cittadini dell’agrigentino. È doveroso ricercare e utilizzare il meglio delle tecnologie disponibili che rendono possibile risparmiare risorse da riutilizzare per migliorare ancor di più il servizio”.
E non potendo moltiplicare pane e pesci, operazione esclusiva del Cristo, Settimio Cantone promette di “essere ambiziosi, per noi, per i sindaci che ci hanno voluto nel Cda e per le generazioni future”.
“L’Azienda lavora su beni comuni, è di proprietà delle comunità e dei Comuni dell’agrigentino con i quali ogni giorno cerchiamo di confrontarci. Ognuno deve fare la sua parte e non è nostra intenzione mettere le mani nelle tasche dei cittadini aumentando le bollette, né scaricare sui bilanci dei Comuni l’onere del risanamento del bilancio. Dobbiamo, quindi, intervenire sui processi di produzione e di estrazione delle risorse idriche, processi molto onerosi dal punto di vista energetico e su cui ci sono ampi margini di efficientamento e risparmio, e riuscire a cogliere le molte risorse disponibili, oltre a quelle che già sono state assegnate per il rifacimento delle reti idriche, opportunità preziose per noi e per la nostra comunità che non ci faremo sfuggire. Ma dobbiamo fare tutto questo senza mai perdere di vista la vera missione dell’Azienda: favorire il benessere e la coesione sociale della comunità”.
Intanto, caro Cantone, i Comuni devono accollarsi le quote della passività di oltre 4 milioni di euro prodotta da AICA. Soldi che i sindaci devono trovare raschiando il barile, tagliando servizi per la collettività. Insomma, scrivere che i contribuenti non pagheranno e come raccontare una barzelletta che non fa ridere. Qui, invece, c’è da piangere.
Noi del Corrieredisciacca non siamo così propensi ad ascoltare barzellette che non fanno ridere. Né ci riteniamo pivellini.
Filippo Cardinale