AICA, fanno parte solo 33 Comuni su 43. Ecco quanto incide la quota prestito a carico di ogni singolo Comune socio
PROVINCIA DI AGRIGENTO. I Comuni agrigentini sono 43 ma solo 33 compongono la “consortile” AICA, la società pubblica costituita dai 33 Comuni che gestisce il servizio idrico integrato nella nostra provincia. Una società che inizia con un capitale sociale di appena 20.000 euro e che deve ricorrere al prestito di 10 milioni (oltre interessi) che l’Assemblea regionale ha approvato con apposita legge con soldi del Fondo per le Autonomie Locali dell’Assessorato regionale alle Autonomia locali.
Il prestito è “pro quota ai Comuni partecipati all’Azienda speciale consortile A.I.C.A. Le somme saranno erogate ai singoli Comuni facenti parte dell’Aica in rapporto alla popolazione residente e saranno rendicontate e recuperate in cinque anni sulla base di un dettagliato piano finanziario di rimborso annuale approvato dal Consiglio comunale”. Inoltre, “in caso di omesso versamento delle rate, le stesse saranno recuperate nei wconfronti dei singoli comuni debitori con le modalità di cui al comma 24, dell’art. 7, della Legge regionale 17 marzo 2016 n. 3”. E’ scritto nella legge approvata.
Ma quanto incide per ognuno dei 33 Comuni? Abbiamo elaborato la quota (senza interessi) sulla scorta della popolazione al 31 dicembre 2019. I Comuni che avranno un peso debitorio importante sono, ovviamente, quelli con più abitanti: Agrigento, Canicattì, Favara, Licata, Sciacca. La loro quota è esorbitante per le casse già provate e per le difficoltà che ogni Comune si porta appresso.
Nella tabella seguente viene riportata la quota per ogni singolo dei 33 Comuni. Agrigento avrà un debito di 1.574.928 euro, Canicattì 948.835 euro, Favara 865.893, Licata 970.684, Sciacca 1.073.233; non meno pesante è il debito a carico di Palma di Montechiaro 589.340 euro, Porto Empedocle 430.095 euro, Ribera 493.600
I Comuni che non fanno parte dell’Aica sono Alessandria della Rocca, Bivona, Burgio, Camastra, Cammarata, Castrofilippo, Lampedusa e Linosa, Menfi, Santa Margherita Belìce e Santo Stefano Quisquina.
Filippo Cardinale