Aica e le difficoltà finanziarie. Quando il pubblico fa “acqua”

Una lettera del presidente dell’assemblea dei soci (formata dai sindaci) indirizzata al governo regionale è l’emblema di una situazione fortemente critica. Di una storia nata male e dove gli enti pubblici hanno dato un pessimo esempio nella gestione della cosa pubblica. Solo 15 Comuni sono in regola con gli adempimenti finanziari nei confronti di Aica

Una coraggiosa lettera firmata da Alfonso Provvidenza, presidente dell’Assemblea dei soci dell’Aica, il gestore pubblico del servizio idrico agrigentino, è lo specchio di una situazione complessa e critica. Una situazione che fa emergere lo stato difficoltà della “consortile”, cioè Aica. La forma giuridica più sbagliata che i sindaci sono stati costretti a scegliere su pressioni ideologiche devianti. Oggi, ma anche ieri, tutti i nodi sono al pettine. Debiti su debiti di Aica. Debiti che sono spalmati sulle casse dei Comuni e quindi sui contribuenti. La lettera di Alfonso Provvidenza inviata alla Regione, ai sindaci, ai consiglieri comunali e ad Aica, è l’amara verità che spiega come il pubblico è incapace nella visione imprenditoriale e gestionale. La sfiducia nel pubblico da parte dei cittadini lievita sempre più. La crisi idrica che si trascina innumerevoli cittadini ha offerto ai cittadini tutta la consapevolezza che la gestione pubblica diventa un carrozzone.
Nella lettera, Alfonso Provvidenza rappresenta la drammaticità della situazione finanziaria di Aica. Ma soprattutto evidenzia l’irresponsabilità di tanti Comuni che non solo non hanno versato la quota sociale, ma hanno incamerato il prestito erogato dalla Regione (quei famosi 10 milioni di euro per consentire alla stessa Aica di far fronte ad una gestione difficile e problematica) senza girarlo all’Aica. E’ chiaro una appropriazione indebita. Ma tutto tace. Il silenzio è rotto dal presidente dell’Assemblea dei Soci di Aica, Alfonso Provvidenza. Solo 15 Comuni sono in regola con gli adempimenti finanziari nati con la costituzione della “meledetta” consortile e con il versamento del prestito elargito dalla Regione. Ecco chi sono i Comuni in regola:

Il grido di allarme di Provvidenza

“Tuttavia, come si evince dalla tabella che segue, gli Enti che hanno provveduto ad effettuare il trasferimento delle somme ad Aica sono quindici per un ammontare complessivo di euro 4.673,218,21 a fronte dei dieci milioni di euro previsti”, scrive Provvidenza. I Comuni inadempienti continuano a ricevere acqua presa dai Comuni che, invece, hanno adempiuto celermente gli obblighi finanziari. Tipico l’esempio del Comune che è in regola con gli adempimenti, fornisce acqua dai propri pozzi ad altri Comuni, tramite Aica ovviamente, ma subisce i disagi della crisi idrica. Sciacca è un Comune che d’estate vive di turismo.

I cattivi pagatori

Nella lettera, il Presidente dell’Assemblea dei Soci fa l’elenco dei Comuni inadempienti: il Comune Realmonte (per curo 117.745,38), Cattolica Eraclea (per curo 97.727,82) e, in parte, il Comune di Siculiana (per curo 66.138,26) e il Comune di Raffadali (per curo 31.492,43), pur avendo nella propria disponibilità le somme trasferite dalla Regione, non hanno effettuato il previsto trasferimento monetario al soggetto gestore. Per quanto concerne il Comune di Sambuca di Sicilia (curo 150,612,62), il Dipartimento Regionale delle Autonomie Locali ha emanato il decreto di liquidazione lo scorso mese di maggio e, pertanto, si auspica il trasferimento delle somme ad AICA nel più breve tempo possibile.
Inoltre, Provvidenza segnala le seguenti anomalie:

• non è stata ancora definita la procedura di consegna da parte del Comune di Palma di Montechiaro;
• il Comune di Camastra non ha aderito ad AICA e, quindi, non ha consegnato le reti;
• il Comune di Licata non ha ancora provveduto al versamento della quota sociale;
• il Comune di Lampedusa e Linosa è stato ammesso nella compagine sociale con delibera dell’Assemblea dei soci n.8 del 17/10/2022 ma anch’esso non ha provveduto al versamento della quota sociale né alla richiesta dell’erogazione straordinaria di cui in oggetto.

La situazione è molto critica. Molti Comuni continuano nella sordità al richiamo della stessa Aica. E dire che la “consortile” doveva essere l’esempio del pubblico che gestisce in sinergia, solidale con le esigenze degli altri soci. Il guaio è che la “consortile” gestisce il bene vitale: l’acqua. Ma fa acqua da tutte le parti anche per colpa di taluni soci Comuni, anch’essi enti pubblici. E a soffrire i disagi e i costi è sempre il contribuente.