Aica, cosa dobbiamo farne?
PROVINCIA DI AGRIGENTO- Il popolo, parola andata in disuso, si è espresso per la gestione pubblica dell’acqua, un bene di tutti sul quale nessuno dovrebbe speculare. Pensava e continua a sperare, il popolo, in un miglioramento del servizio e nel suo basso costo o almeno nel contenimento dello stesso.
Dal 2 agosto del 2021, inizio della gestione pubblica di Aica, il servizio è peggiorato e si profila un aumento del suo costo a carico sempre dei cittadini, che dalla gestione pubblica, ripeto, si aspettavano esattamente il contrario di ciò che sta accadendo oggi.
Si insedia e precipita tutto. Aica non ha soldi e invita i sindaci, che da anni piangono miseria, a provvedere direttamente sulle reti e sui depuratori, ad effettuare i lavori urgenti per poi essere pagati dall’Aica attraverso lo strumento della compensazione. Tu Comune fai i lavori e io Aica defalco i costi sulle bollette dell’acqua delle utenze intestate direttamente al Municipio. La compensazione non ha funzionato intanto perché i Comuni non hanno soldi per le manutenzioni e perché come è accaduto a Licata che i soldi li ha trovati e si è esposto per circa 100mila euro, ma, manco a dirlo, non ha ancora ricevuto la compensazione da parte dell’Aica che continua ad inviare le bollette all’amministrazione comunale.
Senza soldi Aica e Comuni per effettuare le necessarie manutenzioni, è inevitabile l’aumento delle perdite di acqua. Ad Agrigento, citiamo il capoluogo di provincia, si stima che il 50 per cento dell’acqua immessa nella rete idrica si perde. Il risultato è che Aica paga, per fare un semplice esempio, 1.000 litri di acqua al fornitore Siciliacque e incassa solo l’equivalente di 500 litri. Il fenomeno di Agrigento si ripete in quasi tutti i Comuni. Un paradosso che è triste realtà. E per restare nel paradossale, quando il 9 ottobre dell’anno scorso per la siccità Siciliacque diminuì l’approvvigionamento di 100 litri al secondo, per i cittadini fu una disgrazia, mentre per Aica fu una sorta di fortuna perché con meno acqua diminuirono le perdite e di conseguenza i costi. Poi la soluzione per l’utenza, come sempre, arrivò dal Cielo con le abbondanti piogge capaci di allontanare lo spettro della siccità.
Durante la gestione di Girgenti acque si acquistava acqua per circa 7,5 milioni di euro. Riusciva il privato attraverso un’oculata distribuzione a contenere le perdite lungo il colabrodo della rete. Con la gestione commissariale nel 2019 il costo salì a 11,5milioni di euro. Per sopperire alle perdite e fare arrivare il prezioso liquido nelle abitazioni dell’utenza si adottò il sistema di immettere più acqua in rete. Oggi Aica si propone di spendere per la fornitura idrica 7,5 milioni di euro, come al tempo di Girgenti acque, con la differenza che con il privato i turni si accorciarono notevolmente, mentre adesso si sono allungati a dismisura. Ovviamente in passato si utilizzò un diverso sistema di distribuzione che consentì minori perdite. Manovrando sulla rete riuscì il privato a contenere le perdite, acquistare meno acqua e a farla arrivare all’utenza in quantità superiore all’attuale.
Oggi siamo arrivati al punto di non ritorno, non c’è più tempo per il babbiu, Aica, sindaci e Consigli comunali si devono dare verso e devono dare al popolo ciò che ha chiesto: un servizio pubblico efficiente dai costi contenuti. Aica, sindaci e Consigli comunali e senza altri interlocutori hanno pienamente la responsabilità del successo o del fallimento della gestione pubblica del servizio idrico. E i tempi sono stretti anzi strettissimi. Ci domandiamo per ricordarcene un po tutti: cosa hanno fatto i sindaci negli ultimi dodici anni per migliorare la rete idrica e fognaria dell’Ambito e diminuire le perdite e i costi? Le risposte sono nelle cose ed sono conosciute da tutti.
Franco Pullara