AGRIGENTO, SEQUESTRATI E CONFISCATI BENI PER 71 MLN DI EURO
I militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, guidati dal colonnello Francesco Mazzotta, hanno eseguito sequestri e confische di beni del valore complessivo di circa 71 milioni di euro, disposti dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, nei confronti di una nota famiglia di imprenditori.
Si tratta di 10 aziende agrigentine operanti nell’edilizia, nella ristorazione, nel commercio e nel settore alberghiero, 111 beni immobili, oltre 100 rapporti finanziari, nonché diverse autovetture, di proprietà ovvero riconducibili ai fratelli Carmelo e Calogero Russello. Quest’ultimo, già arrestato nel 2004 nel corso dell’operazione ‘Alta Mafia’, è stato condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa, per vicende riguardanti spartizioni di appalti e voto di scambio.
“Nel tempo – spiegano le Fiamme gialle – è stato indicato da importanti collaboratori di giustizia, fra i quali Angelo Siino, notoriamente preposto in Cosa nostra alla gestione illecita degli appalti pubblici, come appartenente all’organizzazione mafiosa, molto attivo nel settore degli appalti pubblici e in contatto con mafiosi quali Salvatore Valenti (famiglia di Favara), Giovanni Bellanti (famiglia di Palma di Montechiaro), Giuseppe Di Caro (già rappresentante di Cosa Nostra della Provincia di Agrigento, ucciso nel 1991), Giovanni Maniscalco e Alberto Provenzano (famiglia di Burgio)”.
Carmelo Russello è, invece, incensurato, “il cui legame con il fratello Calogero è stato considerato però funzionale all’agevolazione dell’organizzazione criminale mafiosa”, secondo gli inquirenti. Oltre alle indicazioni di pentiti sul suo conto, Carmelo Russello è emerso, durante attività investigative eseguite negli scorsi anni, quale “incaricato da personaggi notevole spessore criminale quali Francesco Ribisi e il suo braccio destro Giovanni Tarallo, della materiale riscossione della messa a posto imposta ad imprenditori aggiudicatari dei lavori di manutenzione stradale effettuati nel 2012 sulla Sp 6, nel tratto che collega i Comuni di Baucina, Ventimiglia di Sicilia e Trabia”.
Nei loro confronti erano già stati disposti ed eseguiti, grazie alle indagini svolte dal Gico del Nucleo di polizia tributaria di Palermo nel 2013, sequestri patrimoniali per un valore che oggi, per effetto del buon lavoro svolto dall’amministratore giudiziario, si attesta sui 50 milioni di euro. In attesa che il Tribunale di Agrigento si pronunciasse in merito alla confisca dei beni a suo tempo sequestrati ai Russello, le Fiamme Gialle palermitane hanno svolto nuove indagini, che hanno permesso di individuare ulteriori beni riconducibili ai fratelli, del valore di circa 21 milioni di euro e di proporne il sequestro. Pertanto, il Tribunale di Agrigento ha disposto la confisca dei beni sequestrati nel 2013 e il sequestro, con contestuale confisca, degli ulteriori patrimoni individuati dal Gico di Palermo.
Tra le aziende confiscate spicca il “Grand Hotel Mosè” di Agrigento, rilevato dall’amministrazione giudiziaria nel 2013 in condizioni di imminente chiusura, e che in soli due anni, sotto la gestione dello Stato, ha pressoché triplicato il numero dei dipendenti e raddoppiato il fatturato. Tra le imprese sequestrate e contestualmente confiscate con il nuovo provvedimento, figurano società di costruzioni già aggiudicatarie di appalti pubblici a Palermo, Agrigento, Gela e Caltanissetta, che da oggi saranno affidati all’amministrazione giudiziaria.