Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, c’è finalmente lo statuto della Fondazione. Ma si va avanti piano. Persi già 4 mesi

AGRIGENTO- Ci sono diversi modi di far procedere una imbarcazione. Quella meno ideale per raggiungere una meta importante con una navigazione a breve scadenza è quella di procedere avanti piano. Molto probabilmente, il sindaco di Agrigento non ha bene compreso non solo la vera importanza dell’appuntamento che scocca dall’1 gennaio 2025, ma anche che il compito è arduo per la complessità del progetto, l’obiettivo unico e irripetibile per la nostra provincia. Siamo certi che il sindaco di Agrigento è ancora sotto gli effetti della conquista del titolo. Ma nessuno gli ha ancora spiegato bene, anche con l’ausilio di un disegnino a supporto, che la vera sfida è già iniziata con la proclamazione e il tempo trascorso infruttuosamente fino ad oggi è come acqua che scorre nei fiumi disperdendosi in mare aperto.

Speriamo nell’effetto benefico di una conversione già collaudata sulla via di Damasco. Dopo una lunga fase di stallo con contorno di silenzi,  è arrivato il primo atto ufficiale. La Giunta comunale ha deliberato lo statuto che costituisce la fondazione che sarà il “braccio armato” del progetto. Una deliberazione partorita dopo settimane di polemiche e la grande attenzione sollevata da più parti. Anche noi del Corrieredisciacca.it (https://www.corrieredisciacca.it/agrigento-capitale-della-cultura-2025-il-silenzio-del-sindaco-e-il-rischio-di-un-flop-lallarme-dellecua/) ha manifestato preoccupazione.
Sono stati inseriti tra i soci fondatori tutto coloro che “hanno condotto il processo di candidatura della Città di Agrigento a Capitale italiana della cultura 2025 e promosso la costituzione della Fondazione”, quindi Comune di Agrigento, Comune di Lampedusa, ECUA Empedocle Consorzio Universitario di Agrigento e l’associazione MeNO, di Roberto Albergoni.

“Isoci fondatori potranno ricevere incarichi dalla Fondazione per l’espletamento di specifiche attività”. In particolare, si legge ancora, “la Associazione MeNo sarà responsabile per il primo triennio del coordinamento del programma culturale ed esprimerà per il suddetto periodo le figure del Project Manager e dell’Executive Manager, i cui compiti e relative retribuzioni saranno definite dal Consiglio di Amministrazione. Il compenso del Project Manager e dell’Executive Manager non potrà eccedere quello previsto per i quadri del Ccnl. applicabile alle fondazioni, enti senza scopo di lucro, al momento del conferimento dell’incarico”.

E chi sarà incaricato? Anche in tal senso lo statuto è molto preciso: queste due figure saranno ricoperte “in fase di costituzione e per il primo triennio sono individuati nelle persone che hanno collaborato attivamente per conto dell’associazione MeNo alla stesura del dossier di candidatura”, quindi Roberto Albergoni e Margherita Orlando.

Ma la navigazione verso il 2025 non è in acque serene. Vi è una evidente falla nei rapporti tra Ecua e Comune. Nello stesso giorno in cui la giunta deliberava lo statuto di fondazione, il presidente Nenè Mangiacavallo scriveva al sindaco privatamente per chiedere notizie proprio sullo statuto.

“Devo, purtroppo, rilevare con amarezza, delusione e preoccupazione che, a fronte di roboanti annunci – scriveva Mangiacavallo rivolto al sindaco- , non solo non è riuscito a partire alla grande, ma non ha nemmeno superato il limite del semplice proclama”.

Quattro mesi trascorsi, ha precisato il presidente Mangiacavallo , che sarebbero dovuti servire a coinvolgere i soci fondatori (“I sindaci di tutta la provincia, la Curia Vescovile ed il MUDIA, la Biblioteca Lucchesiana, il Parco Archeologico della Valle dei Templi, le forze sociali, le associazioni culturali ed ambientaliste, l’Archivio di Stato, il Polo territoriale dell’Università, gli Imprenditori e quanti hanno avuto un ruolo importante nella fase 1 della candidatura”) ma anche per “ottenere dalle Autorità Nazionali e Regionali le assicurazioni istituzionali che le reti infrastrutturali di tutta la provincia sarebbero state rese compatibili con lo storico appuntamento del 2025”, per avviare “una adeguata campagna di raccolta fondi, perché i progetti per essere realizzati non hanno bisogno di parole ma di copertura finanziaria” e per “cominciare ad occuparsi del decoro urbano, della pulizia e della infrastrutturazione turistica di una città che è già sotto i riflettori di tutta Europa e che non può presentarsi nello stato in cui versa attualmente, come evidenziato recentemente da un Sottosegretario di Stato in visita ad Agrigento”.

Non vorremmo che diventassimo la Capitale Italiana della Farsa. Le premesse ci sono. Serve il buon senso per evitare un torsolo di cattiva effigie (si invita il lettore ad una traduzione in siciliano)

Filippo Cardinale