Agrigento Capitale Cultura 2025…e si continua a perdere tempo

AGRIGENTO- Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 o della infruttuosità del tempo che passa? Sembra un quesito del drammaturgo William Shakespeare. Ma non disturbiamo i geni per interrogativi degni del pessimo cabaret di strada. E quello relativo alla vicenda dello statuto della fondazione per gestire la gigantesca opportunità che fa il seguito alla proclamazione di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 è un  pressappochismo di basso profilo il cui regista è il sindaco di Agrigento. Micciché non si rende conto dell’enorme danno che sta compiendo non solo nei confronti del Capoluogo ma anche del territorio agrigentino intero.

Lo statuto della costituenda Fondazione per Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 è il pomo della discordia. Più che pomo sembra, per consistenza, una noce di cocco.

Siamo nella fase di deduzioni (Collegio dei revisori dei conti) e controdeduzioni (Comune), e un inutile passo avanti è una una nuova riunione della conferenza dei capigruppo del Consiglio comunale per decidere che lo Statuto venga discusso in Aula Sollano. Dum Romae consuliturSaguntum expugnatur 

La richiesta è quella di suddividere il dibattito in due parti distinte, una sulla parte economica, l’altra sui  contenuti dello statuto.

Secondo il consigliere Francesco Alfano «la parte economica è un passaggio successivo strettamente legato al bilancio». Il buongiorno si vede dal mattino, e il mattino della fondazione è davvero plumbeo. L’istituzione della Fondazione e per il conseguimento degli obiettivi stabiliti è anche oggetto di una grande fibrillazione politica, attualmente in corso. Non soltanto tra opposizione e maggioranza, ma anche e soprattutto tra la stessa compagine amministrativa che sostiene la giunta guidata dal sindaco
Francesco Miccichè.

Tra l’altro, le perturbazioni si fanno più consistenti dopo l’esclusione dell’area politica che fa riferimento al deputato nazionale Lillo Pisano. Il clima politico è da tempesta perfetta.

La democrazia è fatta di numeri che il sindaco non ha. Senza questi è difficile che l’amministrazione possa andare avanti nella programmazione del calendario di eventi per il 2025 quando Agrigento sarà ufficialmente Capitale Italiana della Cultura.

E se da un lato il prefetto Filippo Romano ha cercato una «mediazione» dopo le polemiche scaturite dalla bocciatura della bozza di Statuto da parte del collegio dei revisori contabili del Comune, il sindaco Miccichè si sarebbe detto pronto a rivedere il testo deliberato dalla giunta rispetto all’inserimento dell’associazione MeNo tra i soci fondatori. Ma in maniera gattopordiana nulla deve cambiare e il sindaco vuole a tutti i costi  difendere la figura del progettista Roberto Albergoni e la necessità di inserirlo con una «forzatura blindata» già nel contesto dello statuto.

La farsa continua, il tempo stringe. Micciché continua nella sua ostinazione.

Filippo Cardinale