AFFIDAMENTO STRUTTURE TERMALI, MANCA UN “PIANO B”

Ieri si è svolta l’audizione in Commissione Sanità dell’Assemblea regionale siciliana, indetta dal presidente onorevole Margherita La Rocca Ruvolo. Abbiamo già riportato l’esito in un articolo apposito pubblicati ieri pomeriggio.

Al di là dei punti posti all’attenzione e che riguardano le terme, in particolare la manifestazione di interesse (che doveva essere già pubblicata ai primi di settembre, così avevano garantito il presidente della Regione Musumeci e l’assessore all’Econonia Armao), una questione importante sembra essere sorvolata. La Regione e il Comune danno per scontato che alla pubblicazione del bando diano riscontro le proposte degli imprenditori. Lo speriamo per il futuro delle nostre strutture termali, per il rilancio del tessuto economico della nostra città e del nostro territorio. Lo speriamo perché un patrimonio così imponente non può essere buttato alle ortiche.

Ma l’interrogativo è d’obbligo: se nessuno partecipa al bando, qual è il piano alternativo? Su questa ipotesi vi è il silenzio assoluto. Un silenzio che ovviamente cela a malapena il fatto che alla Regione non hanno progetti alternativi. Il patrimonio termale, del quale la classe politica si riempie la bocca, è in balia alla convenienza di ipotetici imprenditori che dovranno investire decine di milioni di euro.

Per quanto riguarda l’audizione di ieri, il Comitato Civico Patrimonio Termale, attraverso i rappresentanti Porrello, Zambuto, Cucchiara e Mistretta, ha posto alcuni interrogativi: la mancanza di un qualificato Advisor che possa dare garanzie sui contenuti della procedura pubblica di privatizzazione e sulla adeguata canalizzazione dell’offerta termale sui mercati imprenditoriali internazionali; la stesura a dir poco approssimativa dell’avviso pubblico esplorativo per la manifestazione di interesse, che era stata invece assai meglio formulata nel 2012; l’ assoluta necessità di reinserire le grotte vaporose di monte Kronio, anche in considerazione della loro natura di bene demaniale e non patrimoniale; la mancata partecipazione del Comune al lavoro di predisposizione del futuro bando ad evidenza pubblica; nessun riferimento alla possibilità di poter procedere o meno all’affidamento in concessione del complesso termale con la modalità dello “spezzatino””.

Inoltre, il Comitato ha chiesto “un tavolo di lavoro, formato da un ristretto gruppo di dirigenti e tecnici regionali e comunali, continuativamente ed esclusivamente operativo sulla questione termale e che abbia come sua unica “mission” il superamento di qualsiasi difficoltà che si frapponga alla riapertura del complesso termale di Sciacca; l’esigenza di un cronoprogramma che scandisca i tempi e le azioni concrete del percorso verso la riapertura delle Terme”.