Addio ad Alain Delon mito del cinema mondiale

Tra le sue più celebri interpretazioni l’indimenticabile Tancredi nel film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti, tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Il celebre attore aveva 88 anni. “Alain Fabien, Anouchka, Anthony, oltre che il suo cane Loubo, hanno l’immensa pena di annunciare la dipartita di loro padre”: così i figli hanno comunicato la notizia. Delon, è stato spiegato, “si è spento serenamente nella sua casa di Douchy, con accanto i suoi figli e i suoi familiari”.

Carriera

Nato a Sceaux (Seine) l’8 novembre 1935, all’età di 17 anni, Delon era arruolato nella marina militare francese e nel 1953 viene destinato al corpo di spedizione nel Sud-est asiatico che partecipava alla guerra d’Indocina. Congedato nel 1956, icomincia a frequentare a Parigi l’ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo e a recitare in teatro, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell’affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori cinematografici. Si impone sulla scena internazionale a partire dagli anni Sessanta grazie alla scuola del regista Luchino Visconti, che aveva saputo caratterizzare il carattere ambiguo della sua bellezza nei capolavori “Rocco e i suoi fratelli” e “Il Gattopardo”.

Alternando nel corso di tutta la sua carriera il cinema d’autore – a partire da “L’eclisse” di Michelangelo Antonioni dove affiancò Monica Vitti – a quello commerciale, Delon in Francia è stato diretto da registi del calibor di René Clement, Jean-Pierre Melville e Jacques Deray che lo hanno reso anche l’interprete iconico dell’antieroe noir di molti polizieschi. In anni più recenti si dedica ancora al cinema francese d’autore come protagonista in “Nouvelle vague” (1990) di Jean-Luc Godard. Partecipa a “Il ritorno di Casanova” (1992) di Edouard Niermans e in seguito recita in due polizieschi con Deray, “Un crime” (1993) e “L’orso di peluche” (1994), per poi interpetare anche sè stesso nell’ironica sarabanda sugli attori francesi diretta da Bertrand Blier, “Les acteurs” (2000). Le presenze cinematografiche iniziano a diradarsi, per lasciare spazio essenzialmente alla recitazione televisiva.