Acqua, Titano contro Ati, Aica e Sindaci: “Anatomia di un fallimento programmato”

PROVINCIA DI AGRIGENTO. Più passa il tempo, anche se breve, più ci si rende conto che la “consortile Aica, la società costituita dai Comuni agrigentini, ma non tutti (solo 33), naviga nell’oceano delle difficoltà. C’è un silenzio da parte dei sindaci che sembrano essersi inabissati rispetto alla realtà dell’Aica densi di difficoltà. E’ come una nave che va ad infrangersi e i sindaci attendono il suo naufragio. L’associazione Titano (che racchiude Associazione “ Promoteo Ius” Favara – Comitato Cittadino Storico  S. Biagio Platani –     – Comitato Fondachello  Playa  Licata – Gad Piccolo Teatro Canicattì – –  Associazione Montevago Acqua e Vita –  Cittadinanza Attiva di Casteltermini e Licata – – Comitato Civico Acqua e Beni Comuni di Raffadali – Centro Studi De Gasperi Sciacca) oggi interviene con una nota durissima premonitrice del “fallimento” di una società che gestisce il servizio idrico e fognario agrigentino, l’Aica.

“Le evidenti difficoltà finanziarie di AICA si vorrebbero placare con il prestito da 10 ml da parte della Regione, ma se già adesso, con la riscossione delle bollette entrata a regime, AICA dimostra l’impossibilità di pagare gli stipendi ai lavoratori, le bollette dell’energia elettrica, le imprese dell’indotto, vuol dire che essa spende regolarmente più di ciò che incassa. Senza operare dei forti correttivi gestionali, che ad oggi non si vedono, come si vorrebbe ovviare a queste difficoltà?”, scrive Titano.

IL PRESTITO DI 10 MILIONI. E i 10 milioni di prestito a carico dei Comuni, con interessi a carico, ammesso che arrivino, sembrano pochi granelli di sabbia rispetto al deserto.  “Con questo andazzo- continua Titano-  quanto potrebbero durare i 10 milioni, ammesso che i Comuni siano tutti nelle condizioni di poter accedere al prestito, dato che le casse di molti di essi sono già in profondo rosso e non è chiaro quale sia l’impatto di un ulteriore prestito di questa portata? Chi ha pensato a questo tipo di prestito non sapeva già quali erano le condizioni delle casse di molti Comuni? E le conseguenze sulle tasche dei cittadini chiamati a rimborsare con le proprie bollette 2 milioni di Euro in più all’anno?

E perché il trasferimento di reti, condotte e strutture del Tre Sorgenti è ancora nelle mani del Commissario e non nelle disponibilità di AICA, (valorizzazione annua dell’acqua del Tresorgenti pari a 1,2/1,4ml di euro). Il Presidente Provvidenza pur essendo socio del Tresorgenti con il Comune di Grotte non sa venirne a capo. Il mistero si infittisce e il danno erariale cresce.

SALVAGUARDIA DEGLI 8 COMUNI ILLEGITTIMA. Titano punta il mirino anche sulla questione della concessione della salvaguardia agli 8 comuni. “Perché l’Ati  non procede immediatamente a consegnare il controllo delle sorgenti di questi Comuni ad AICA per darle una boccata di ossigeno? Occorre ribadire che la gestione autonoma, così concessa, continua ad essere illegittima per la mancanza palese dei controlli necessari ad accertarne i requisiti di legge”.  Controlli che “la Commissaria non ha fatto”. frecciata anche per il presidente dell’Ati che “in un’intervista, ritiene “eccessivi” dunque da non fare”.

PIANO D’AMBITO E PIANO ECONOMICO FINANZIARIO. Titano, poi, evidenzia che “come atto propedeutico alla nascita della Consortile fu prodotto un Piano d’Ambito che, per come è stato congegnato, evidenziò da subito le premesse dell’insostenibilità finanziaria/gestionale di Aica”. Titano critica anche il Piano economico finanziario che “originariamente prevedeva fondamentalmente tre macro voci di costo fisso che costituivano oltre il 90% del bilancio: il costo del personale (203 unità), il costo di acquisto della materia prima (poco più di 11 milioni di euro per l’acquisto dell’acqua da Siciliacque) e il costo dell’energia elettrica (circa 6,5 milioni di euro). Con un emendamento dell’ ultimo momento, la Presidente dell’ATI, propone di votare per la sospensione del PEF fino a quando non saranno realizzati gli investimenti previsti e di lasciare immutate le condizioni esistenti, (322 dipendenti a libro paga, comprese tutte le altre voci)”.

Per Titano, il Piano d’ Ambito “venne votato l’ultimo giorno utile, il 29 dicembre del 2020, senza la possibilità per i sindaci di conoscerlo bene visto che è un documento di quasi 280 pagine. In quel momento, votando quel piano in fretta e furia per non rischiare di perdere i finanziamenti previsti, si decretarono le future difficoltà gestionali di Aica, anche perché non si è mai pensato di ritoccare le tariffe a carico dei cittadini, ne si è mai esaminata la possibilità di trovare all’interno dell’Ambito altra acqua per acquistarne di meno da Siciliacque e abbassare i costi”.

LA REGIONE AVALLA LE IRROGALIRITA‘ . “La Regione- infine scrive Titano- sembra recitare una parte più defilata nelle vicende del nostro Ambito, ma è anch’essa protagonista di questa farsa che potrebbe diventare tragedia. Con gli atti firmati dalla Commissaria di Francesco, Palermo ha avallato le irregolarità normative che doveva invece sanare, ed ora sta tentando di spostare su di se il “centro di gravità” di tutta la partita con la scusa dell’inefficienza delle Ati, inefficienza che ha contribuito ad alimentare. L’obbiettivo sarebbe non perdere i tanti milioni in ballo. Milioni che molto probabilmente non potrà gestire nemmeno l’Ars visto come è andata per i 31 progetti bocciati dal Ministero per il settore irriguo”.

“Tra non molto- conclude Titano- se i Sindaci non imprimono un rapidissimo cambio di rotta alla gestione di Aica dovranno risponderne di fronte ai loro cittadini e non ci saranno “narrazioni” politiche che tengano se il malcontento dovesse sfociare in disordini sociali”.