Acqua, sull’Ati spuntano altri debiti pesanti: Acoset pretende 800mila euro e ricorre in tribunale

PROVINCIA DI AGRIGENTO- Sembra un pozzo senza fondo dal quale spuntano debiti su debiti che appesantiscono la situazione finanziaria che riguarda la gestione del servizio idrico della nostra provincia. E l’Ati diventa il mirino di quanti avanzano pretese finanziarie corpose, capaci di mettere ko il sistema pubblico che da oltre un anno gestisce l’acqua e la depurazione nella nostra provincia.

Giorni fa il Consiglio di Amministrazione di Girgenti Acque evidenziò una pretesa economica milionaria per per il subentro nella gestione da parte di Aica.

Adesso, l’Ati dovrà difendersi in tribunale rispetto ad un ricorso avanzato dalla società Acoset, tra le socie dell’ex gestore del servizio idrico. Acoset ha citato l’Ati idrico e un istituto bancario per ottenere la restituzione di oltre 789mila euro che sono la garanzia fideiussoria che l’Assemblea territoriale idrica ha trattenuto a sé come indennizzo per il mancato versamento del canone concessorio da parte del gestore per gli anni 2017 e 2018. 

E bisogna andare a ritroso, quando venne rescissa la convenzione tra Ati e Girgenti Acque, la quale prevedeva tra le altre cose che l’azienda versasse un canone di concessione di 702mila euro annui all’Ambito per sostenere la struttura burocratica e per rimborsare ai comuni i mutui contratti nella gestione del servizio idrico. Una somma che andava versata tassativamente, pena la risoluzione immediata del contratto.

Soldi che Girgenti Acque ha sempre versato in ritardo e dopo numerosi solleciti. Questo fino all’arrivo della gestione commissariale, nel novembre 2018. A quel punto il pagamento di questa somma si è sostanzialmente fermato, tanto che a febbraio del 2018 l’Ati ha messo in mora il gestore chiedendo oltre 820mila euro entro 15 giorni dalla presentazione della richiesta e attivandosi per recuperare la polizza fidejussoria, cioè la somma depositata come “garanzia” dopo l’aggiudicazione del servizio.

Un passo che la Prefettura non vide di buon occhio, tanto che il 22 maggio di quell’anno scrisse all’Ati esprimendo preoccupazione per le potenziali implicazioni derivanti da questo passaggio alla capacità di gestione della stessa gestione commissariale, chiedendo all’Ambito di “disporre l’immediata sospensione di ogni iniziativa in corso”.

L’Ati aprì uno spiraglio, dichiarandosi disponibile ad un pagamento rateale del debito e rivendicando la necessità di quel canone per far funzionare la propria struttura burocratica.

Nulla di risolto, come al solito. Girgenti Acque, nel frattempo, aveva presentato richiesta di procedura di concordato preventivo, cercando quindi di schermarsi dalle richieste di pagamento. Così l’Ati non ha potuto che far altro che chiedere alla Prefettura come agire per evitare danni alla struttura commissariale senza però rinunciare alle somme.

Il tempo scorre e tutto ciò che viene rimandato ad un certo punto riemerge e diventa realtà da affrontare. All’Ati arriva la citazione di Girgenti Acque, Acoset e Voltano che contestano la richiesta economica, ritenendola non fondata con la conseguenza inevitabile di un ricorso alle vie legali in più procedimenti “gemelli” che adesso andranno verso una inevitabile riunificazione.