ACQUA PUBBLICA, LA GUERRA DEI 27 SINDACI. FIRMATO STAMANE IL PRIMO ATTO PER AVVIARE LE PROCEDURE DI RIAPPROPRIO DELLE RETI

L’assurda situazione di chi ha rispettato la legge. Oggi 27 sindaci agrigentini, compreso il nostro, devono arrampicarsi sugli specchi. Ecco tutto quello che dovete sapere

Da stamattina è partita la “guerra” dei 27 sindaci per riavere la gestione pubblica dell’acqua. Nella terra di Pirandell non poteva che nascere un paradosso davvero incredibile. Chi rispetta le leggi si trova in difficoltà, mentre chi non l’ha osservata è stato tutelato con apposita legge e oggi non ha problemi. Oltre al Comune di Sciacca, i “fregati” dal rispetto della legge sono i Comuni di Agrigento, Calamonaci, Caltabellotta, Lucca Sicula, Campobello di Licata, Ribera, Canicattì, Licata, Casteltermini, Castrofilippo, Grotte, Cattolica Eraclea, Favara, Montallegro, Montevago, Palma di Montechiaro, Naro, Porto Empedocle, Racalmuto, Raffadali, Ravanusa, Realmonte, Sambuca di Sicilia, San Giovanni Gemini, Siculiana e Villafranca.

Cioè quei Comuni che hanno ubbidito alla legge che imponeva la cessione delle reti idriche all’Ato idrico e alla società a capitale privato Girgenti Acque, che gestisce il prezioso bene pubblico dell’acqua. Il tutto avvenuto il 27 novembre 2007 quando fu stipulata la convenzione tra Ato Idrico di Agrigento e la società Girgenti Acque, in ossequio alla costituzione dell’Ato Idrico avvenuta il 6 agosto del 2002, che a sua volta ossequiava la legge n. 36/1994. Le reti idriche furono consegnate nel 2008.

Questi, adesso, sono costretti a lottare contro il tempo per sfruttare una recente legge approvata dall’Assemblea regionale siciliana lo scorso 11 agosto, la numero 19.

Per i Comuni che hanno rispettato la legge iniziale c’è la possibilità di sfruttare l’articolo 5, comma 6, della recente legge per “distaccarsi” dalla Girgenti Acque e gestire in proprio la rete idrica o consorziarsi tra Comuni nell’ambito dello stesso Ato idrico. Ma la vicenda non è così semplice. Primo perché la recente legge approvata dall’Ars deve passare il vaglio del Consiglio dei Ministri che potrebbe impugnarla perché la medesima legge cozzerebbe contro le direttive europee e nazionali. Ma questo è un discorso delle prossime settimane.

C’è, invece, un ostacolo grande quanto una montagna. I 27 sindaci, le cui precedenti amministrazioni avevano osservato la legge cedendo le reti alla Girgenti Acque, adesso stanno predisponendogli gli atti necessari per adempire, in meno di tre mesi, a quanto previsto dalla recente legge regionale.

Il Comune di Sciacca sta assumendo un ruolo guida in tale vicenda e oggi hanno approvato il primo atto necessario, proposto dal sindaco Di Paola e approvato, per consentire nei giorni prossimi il passaggio nelle aule consiliari. Infatti, necessita la delibera di Consiglio comunale.

Stamane si è firmato il primo atto e i 27 sindaci stanno fruttando la “finestra” offerta dalla legge regionale all’articolo 5 comma 6, dando avvio ad una procedura amministrativa che mette in moto la macchina che dovrebbe portare alla ripresa in possesso degli impianti e del servizio. Un atto amministrativo che dovrà essere sostenuto più avanti, ma sempre entro i 90 giorni (ormai divenuti 75) di emanazione della legge, da deliberazioni di consiglio comunale e che, soprattutto, demanda molto – forte troppo – alla Regione Sicilia in termini di rescissione del contratto con il gestore (gli Ato sono infatti commissariati da commissari regionali) e soprattutto di chiarificazione dei punti ad oggi oscuri dell’attuale legge.

Una legge, è stato detto dai sindaci, che era nata per garantire l’acqua pubblica per pochi e condannare gli altri a rimanere intrappolati nella gestione privata. Nell’atto firmato stamane è scritto in piena evidenza che “ l’anomala gestione del servizio pubblico in questione ha determinato gravi conseguenze in capo agli utenti del servizio residenti nei 27 Comuni consegnatari degli impianti i quali hanno dovuto pagare una tariffa il cui importo è artificiosamente lievitato a causa delle diseconomie della gestione a motivo della divergenza tra quanto è stato attuato in via di fatto e quanto normativamente previsto relativamente alla gestione del servizio che si doveva realizzare nell’intero ambito territoriale ottimale”.

Una motivazione alla rescissione del contratto (ma poi dovrebbe passare tra contenziosi interminabili) è quella citata nella recente legge 11 Agosto 2015, n. 19 al comma 6 dell’art. 5 “Regime Transitorio”, che stabilisce che : “i Comuni afferenti ai disciolti Ambiti Territoriali Ottimali presso i quali non si sia determinata effettivamente l’implementazione sull’intero territorio di pertinenza della gestione unica di cui all’art. 147, comma 2, lett.b), del decreto legislativo n. 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni, con deliberazione motivata da assumere entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge , possono adottare le forme gestionali del comma 7 dell’art. 4”. In buona sostanza, i 27 sindaci evidenziano come “nell’Ato Idrico AG9 l’implementazione della gestione unica si è determinata effettivamente soltanto in 27 dei 43 Comuni facenti parte dello stesso ATO idrico”.

Una situazione che, di fatto, rispecchia la previsione di cui al comma 6 dell’art. 5 della legge regionale approvata l’11 agosto scorso, e che dipinge esattamente e in maniera specifica e diretta la posizione dei 27 Comuni che hanno concesso le reti alla Girgenti Acque. Ma a preoccupare i 27 sindaci c’è un’altra “montagna”.

Che succede con la rescissione contrattuale con la Girgenti Acque? E qui appare in tutta evidenza la lacuna delle recente legge. La Regione non spiega nulla e non si assume responsabilità alcuna. Tanto è vero che i sindaci, nel documento approvato stamane, impegnano il Governo regionale “a fornire in tempo utile alle Amministrazioni Comunali che intendono avvalersi della facoltà prevista dal comma 6 dell’art. 5 della Legge Regionale 11 Agosto 2015, n.19, anche a mezzo di apposita circolare esplicativa, la necessaria assistenza e gli opportuni chiarimenti per la corretta attuazione delle previsioni di legge e per la regolamentazione dei rapporti contrattuali e finanziari in atto esistenti, in considerazione dei molteplici punti di criticità della legge de quo afferenti essenzialmente all’essenza di coordinamento delle disposizioni ivi contenute”. Dunque, la “guerra” è iniziata.

Per i 27 sindaci, tra cui quello della nostra Sciacca, l’impresa è ardua. Ma, intanto, si è al fronte. Rimane il nocciolo vero e serio, quello delle conseguenze finanziarie di una rescissione contrattuale con la Girgenti Acque. I deputati regionali, su questo, si sono trincerati dietro un sospettoso silenzio e una grossa lacuna legislativa. Roba da poco? No, ostacolo insormontabile.

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