Acqua, macigno sull’Aica: stop da Roma ai 10 milioni della Regione

PROVINCIA DI AGRIGENTO. Una montagna di difficoltà sulla consortile Aica, la società pubblica che gestisce il servizio idrico integrato nella nostra provincia dallo scorso 2 agosto. Il Governo nazionale, nell’ambito del controllo di legittimità degli atti approvati dall’Assemblea regionale siciliana, ha invitato l’esecutivo Musumeci (e l’Ars per l’approvazione finale) a riformulare il provvedimento dello scorso 3 di agosto.

Quella legge che destinava 10 milioni di euro per l’avviamento del funzionamento dell’Aica. Così per come è stato approvato, l’emendamento non è ammissibile.  È stata la parlamentare agrigentina Giusy Savarino durante l’ultima seduta dell’Ars

Il punto centrale riguarda il trasferimento delle somme (in prestito) dalla Regione ai comuni e, da questi, ad Aica. Dubbi che, tutto sommato, non sorprendono e che la stampa aveva evidenziato. La stessa onorevole Savarino ha evidenziato come, sin dal momento dell’approvazione del provvedimento, qualche dubbio era sorto sulla validità giuridica.

A questo punto, si allungano i tempi di erogazione delle ingenti somme che Aica attende come manna dal cielo. La Savarino ha chiesto al governo Musumeci di prevedere la destinazione di almeno la metà di questa somma “a fondo perduto”. Altri dubbi sorgeranno. E pensare che la deputazione agrigentina ha esultato come lo si fa per una vincita al Superenalotto. Solo che, nella fattispecie, i numeri erano errati.

Del resto, la classe politica non è nuova a partorire leggi che poi cozzano con la realtà. Basta ricordare la vicenda del personale delle Terme. La legge è stata rifatta tre volte.

Adesso, la situazione dell’Aica si fa gravissima. Due mesi arretrati di stipendi al personale, il pagamento degli oneri previdenziali, il debito di 1.2 mln di euro con il fornitore di energia elettrica. Ad oggi, Aica avrebbe una situazione finanziaria passiva di circa 5 milioni di euro.

Ha emesso 120.000 bollette di fornitura idrica. Molto probabilmente, riuscirà ad incassare meno della metà dell’importo che sommerebbe tre milioni di euro.

Filippo Cardinale