Acqua, l’Aica di fronte a problemi grandi come montagne. Servono risposte immediate e ingenti somme di denaro
PROVINCIA DI AGRIGENTO. Una storia, quella del servizio idrico integrato agrigentino, nata male, sviluppatasi in una catena di errori costruita con le complicità di tanti attori, i mancati controlli da parte delle istituzioni appositamente preposte, l’ingerenza della politica che poneva lo sguardo altrove facendo finta di niente. Una storia conclusasi con l’interdittiva prefettizia nei confronti della Girgenti Acque e Hidortecne, la dichiarazione di insolvenza prima e fallimento dopo, la gestione commissariale prefettizia, ora cessata, la curatela fallimentare. Il risultato è la tempesta perfetta che coinvolge il sistema idrico integrato nella nostra provincia e che sta mimando seriamente l’erogazione del bene vitale, quale l’acqua, ma anche il sistema di depurazione con riflessi devastanti sul sistema ambientale.
Adesso è corsa contro il tempo per scongiurare il blocco del servizio idrico in provincia di Agrigento. Vi è l’impossibilità di poter utilizzare i crediti antecedenti al 16 marzo 2021, che, secondo quanto disposto dal Tribunale fallimentare di Palermo dovranno essere utilizzati per il ristoro dei creditori.
E il 2 agosto si avvicina, data dalla quale la Gestione Commissariale terminerà di “esistere”. Cosa succederà dopo?
Dalla interdittiva prefettizia ad oggi si è andati avanti grazie ai Venuti e Dell’Aira, nominati dall’allora prefetto Dario Caputo, che hanno garantito, pur tra innumerevoli criticità, il servizio nella massima trasparenza.
La scadenza fissata dal Tribunale per il passaggio del personale al nuovo gestore AICA è quella di giorno 2 agosto, data limite, non procrastinabile. Il passaggio, secondo il Tribunale fallimentare di Palermo, “al fine di scongiurare l’interruzione del servizio idrico di numerosi comuni della provincia di Agrigento” e “attivare la procedura di licenziamento collettivo – siffatto passaggio dovrà avvenire in temi ristretti…” Dopo potrebbe esserci addirittura il licenziamento dei lavoratori e l’implosione del servizio.
Gli ostacoli dell’Aica. L’Aica oltre al reperimento delle ingenti risorse necessarie a far partire la stessa azienda consortile, deve pensare al futuro del personale, indispensabile, soprattutto in questo momento, a non far implodere il servizio. Il presidente dell’assemblea della nuova società AICA, Alfonso Provvidenza, avrebbe rassicurato circa l’intenzione di confermare l’accordo del dicembre scorso che prevede il passaggio dell’attuale forza lavoro al nuovo soggetto (sempre che ciò avvenga nei modi e nei tempi fissati dal Tribunale fallimentare).
Il piano d’ambito prevede, come linea di indirizzo 203 unità. Ma è solo una previsione di unità necessarie quando tutto andrà a pieno regime, ossia quando tutti gli investimenti andranno in porto e tutte le opere strutturali, in primis, il rifacimento della rete idrica, verranno completate.
Al momento, dunque, nessuno perderà il proprio posto di lavoro (sempre che si provveda al trasferimento delle maestranze nei modi e nei tempi dettati dal Tribunale fallimentare), né i lavoratori dell’ex Girgenti Acque, né quelli dell’ex Hydortecne.
Quanto tempo passerà prima che l’Aica diventi pienamente operativa? Quanti saranno i fondi messi a disposizione del nuovo soggetto, chi sarà che, di fatto, dovrà mettere mano alle casse e mettere le somme necessarie? Come sappiano i Comuni agrigentini hanno gravi problemi finanziari. Poi, il personale sotto quale “bandiera” dovrà operare, quale sarà il contratto che verrà applicato?
Sono nodi enormi che l’Aica dovrà sciogliere. Ma soprattutto è necessario sentire i “nostri sindaci” che hanno prima perso tempo, poi festeggiato qualcosa di cui sconoscono il cammino. Cammino che può essere fatale per gli equilibri di bilancio dei Comuni.
Filippo Cardinale