ACQUA, IMPOSSIBILE COPIARE COME “I CINESI”

Non ci stancheremo mai di porre l’attenzione su un fatto: quale piano B c’è in alternativa alla risoluzione contrattuale con la Girgenti Acque? La domanda è supportata dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha demolito la legge elaborata dal Governo Crocetta e approvata dal Parlamento siciliano. La Corte Suprema ha censurato i passaggi più importanti della legge, bocciando oltre una dozzina di norme, giudicate incostituzionali.

Tra le norme bocciate dalla Corte Costituzionale, quella che prevede che gli acquedotti, le reti fognarie, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture e dotazioni patrimoniali del Sistema idrico possano rimanere di proprietà degli enti locali. Cassata anche quella che consentiva la gestione diretta del servizio da parte dei Comuni, anche in forma associata, e tramite la costituzione di “sub-ambiti” all’interno dell’Ato idrico.

Questi sono fatti concreti e non si basano su opinioni o ideologie. Ed è sulla scorta di tale realtà che ci sembra impossibile, come abbiamo già scritto in un  nostro editoriale di domenica, che il Comune possa pensare di gestire in proprio il servizio idrico.

I consiglieri comunali del M5S hanno dibattuto, con modi garbati,  il nostro editoriale. Noi abbiamo chiesto con quali mezzi, soldi e personale, il Comune di Sciacca dovrebbe gestire il servizio a seguito della requisizione dei pozzi e rete come proposto dai grillini. E seguitiamo a chiederlo non solo ai pentastellati, ma anche a tutto il Consiglio comunale in vista di una risoluzione contrattuale. Posto, comunque, che alla base c’è la sentenza della Corte Costituzionale.

I grillini ci hanno risposto che la gestione di Girgenti Acque è la dimostrazione che anche un Comune, come quello di Sciacca, che non ha mai gestito il servizio idrico, può riuscire a farlo, basta soltanto dargli il tempo necessario per organizzarsi. Non siamo di fronte ad incapaci, anche perché Sciacca si sostituiva all’EAS nelle manutenzioni della rete idrica, gestiva integralmente le sorgenti e gran parte dei serbatoi comunali e, laddove necessario, può benissimo imparare dai vicini di casa di Menfi, copiando proprio come fanno i cinesi.

Ora, fare il copia e incolla con il computer è un conto, farlo contro la sentenza della Corte Costituzionale ci sembra, molto sommessamente, solo demagogia. Quindi, per favore, lasciamo in pace la pratica della copiatura praticata ad arte dai cinesi. Ciò che fa Menfi non è roba da copiare perché, semplicemente, lo vieta la sentenza della Corte Costituzionale.

Allora, abbiamo ragione quando chiediamo con forza e ripetutamente, quale sia il piano B da mettere in campo se si vuole divorziare dalla Girgenti Acque. Ma non per un capriccio nostro, ma proprio perché la Corte Costituzionale  ha cassato la norma che consentiva la gestione diretta del servizio da parte dei Comuni, anche in forma associata, e tramite la costituzione di “sub-ambiti” all’interno dell’Ato idrico.

Chiediamo semplicemente alla classe politica locale -occasione per un immediato dibattito in aula consiliare- di spiegare alla città, norme alla mano, ma anche con relazione tecnica e finanziaria alla mano, come pensa di gestire il servizio idrico al posto della Girgenti Acque.

Ci piacerebbe anche, se non la disturbiamo nel sonno, che l’ATI – unico organo competente alla gestione dei rapporti con Girgenti Acque e che aprirà il percorso giudiziario contro la società idrica- dica alla gente quale sia la soluzione alternativa. Pensa di affidarlo direttamente superando i bandi di caratura europea? Pensa di costituire organismi che sono stati vietati dalla sentenza della Corte Costituzionale? Questo chiediamo, solamente chiarezza. Ma lo chiediamo anche per i cittadini che sono distanti dai farraginosi meccanismi di un a riforma della gestione idrica che porta con sé tante falle e che desidera semplicemente un servizio che funziona con tariffe semplici e congrue.

Filippo Cardinale