Acqua e “Consortile”, Zammuto: “Deleterio tenere fuori 8 comuni agrigentini senza che alcuno dei 35 ne chieda le ragioni”

SCIACCA.  “Il 9 luglio, sembra, che, finalmente, arriverà il giorno fatidico tanto atteso dal comitato Inter.Co.PA. Dovrebbe, infatti, essere il giorno – il condizionale è d’obbligo – della costituzione e quindi della nascita dell’Azienda Speciale Consortile, società interamente pubblica che sostituirà la commissariata e fallita Girgenti Acque nella gestione del servizio idrico in provincia di Agrigento”, dichiara il coordinatore Franco Zammuto che aggiunge: “Anni di battaglie per conseguire un risultato sperato e agognato, che senza l’impegno e le denunce dei comitati e delle associazioni, costituitesi spontaneamente fra cittadini di buona volontà, non si sarebbe sicuramente conseguito. Anche perché –  non è un mistero – la stragrande maggioranza dei comuni sarebbe voluta tornare al privato o, quantomeno ad una SpA a capitale misto pubblico e privato”.

Per Inter.Co.PA. una  “macchia ci deve essere sempre”. Zammuto si riferisce al fatto che fanno parte della costituenda “Consortile” solo una parte dei 43 Comuni, cioè 35. “Meno gli 8 (prima erano 16) che da sempre si sono rifiutati di concedere le loro reti e le loro fonti invocando il diritto di appartenere a quei comuni che potrebbero beneficiare dei diritti previsti dalla legge 152/2006, art 147, comma 2/bis”.

Ed’ è proprio il famigerato articolo 147, comma 2, che fa sussultare  Inter.Co.PA. che pone un serio interrogativo: “Come sia possibile che comuni sprovvisti di fogne e depuratori possano avere i requisiti minimi per ottenere l’applicazione dell’art 147. Allo stesso modo come possono pretenderlo comuni che non hanno fonti pregiate, sorgenti ricadenti in parchi o aree naturali protette o in siti individuati come beni paesaggistici?

“Già in origine-continua Zammuto- non avevano e non potevano avere alcun titolo. I cosiddetti comuni “ribelli”, denominazione che la stessa Inter.Co.PA ha creato, hanno, però, potuto invocare ed applicare l’art.147 perché le loro fonti non appartenevano al vecchio sconquassato carrozzone “EAS” e  nemmeno le numerose diffide di Girgenti Acque, dell’ATI e poi dei commissari prefettizi della Girgenti Acque riuscirono a farli rientrare, secondo le previsioni di legge, all’interno dell’ex ATO, ciò a riprova che nessuno ha loro mai riconosciuto il diritto di rientrare nelle categorie previste dall’art. 147 citato”.

“Salvo la mala/politica, il volemose bene, e… finché la barca va lasciala andare, principi che spesso, purtroppo, si insinuano e determinano l’andazzo nelle cose di Sicilia”, chiosa Zammuto.

Zammuto, rimarca la fase del riordino dei sistemi di ambito territoriale e sottolinea come “avviene un fatto clamoroso quanto paradossale. O forse è la spiegazione di tutto. l’Assemblea elegge presidente dell’ATI un sindaco “ribelle” dei comuni non consegnatari!”

Insomma, er Inter.Co.PA. “non potevamo non denunciare l’aspetto deleterio dal tenere fuori dalla costituenda Azienda alcuni comuni agrigentini senza che alcuno dei 35 ne chieda le ragioni. Continueremo quindi con le altre organizzazioni, comitati e associazioni nel nostro impegno per la legalità e per la legittimità di tutti gli atti, soprattutto in questioni di vitale importanza come quelle riguardanti la gestione di un bene prezioso come l’acqua”.