Acqua, costituzione consortile: per i Comuni solo 9 giorni utili per approvare lo schema di statuto

Rimangono 9 giorni ai singoli Consigli comunali per approvare lo schema di statuto della società consortile che gestirà il servizio idrico agrigentino in sostituzione di Girgenti Acque. il termine scade il 31 maggio. Montevago ha già deliberato lo schema. Il termine è stato fissato entro il 31 maggio e i tempi sono strettissimi.
Nelle scorse settimane l’Ati di Agrigento ha inviato ai Consigli comunali dell’Ambito la bozza di statuto per la costituzione della nuova struttura consortile. Atto che deve necessariamente essere approvato dai Consigli in modo «pedissequo» a come è stato loro proposto. Altrimenti bisogna ricominciare da capo e inserire i vari emendamenti.

Ma c’è uno scoglio politico. L’analisi dello statuto,come del resto era prevedibile, ha già sollevato dubbi da parte di molti rispetto al ruolo che dovranno avere i consiglieri in questa
vicenda. C’è il dubbio, da parte di tanti consiglieri comunali, di dar vita ad un’azienda corsortile della quale non si conoscono piani industriali e prospettive.

Ma bisogna considerare anche un altro aspetto che non è certamente esente da rischio. Ci sono i Comuni non  consegnatari di reti che si sono visti negare la possibilità di gestire in house.
Sono quei Comuni che hanno chiesto, con la deroga dell’articolo 147 della legge 152 del 2006, recepita dalla Regione siciliana con alcune modifiche nel 2015 di poter gestire direttamente in house il servizio idrico integrato. Sono stati 17 i Comuni che hanno chiesto all’Ati di poter ottenere questo beneficio: Alessandria della Rocca, Aragona, Bivona, Burgio, Cammarata, Camastra, Cianciana, Joppolo Giancaxio, Menfi, Palma di Montechiaro, Sambuca di Sicilia, San Biagio Platani, San Giovanni Gemini, Sant’Angelo Muxaro, Santa Margherita Belice, Santa Elisabetta e Santo Stefano di Quisquina.

Di questi solo 8 hanno ottenuto 18 mesi di tempo per poter ottemperare ad alcune prescrizioni per potere seguitare  a gestire in proprio il servizio idrico: Santo Stefano di Quisquina, Menfi, Bivona, Burgio, Cianciana, Santa Margherita Belice, Alessandria della Rocca e Cammarata.

Gli altri 9 Comuni sono stati scartati perchè, secondo l’istruttoria dell’Ati,  non rispettano i tre segmenti previsti dalla legge o non hanno risorse idriche proprie.

Filippo Cardinale