ACQUA CARA? “COLPA DEI 16 COMUNI CHE NON HANNO CONSEGNATO LE RETI”

Sull’acqua si è detto tanto. Spesso si è usato l’argomento acqua per demagogia politica. Finalmente, una nota del comitato Inter.Co.PA, firmata dal presidente Franco Zamuto, spiega bene la vicenda relativa al costo dell’acqua, al di là dei disservizi della Girgenti Acque. La nota di Franco Zammuto ha il merito di entrare direttamente nella sostanza. Quella sostanza da molti elusa. Quella sostanza che crea forti anomalie all’interno dell’Ati, cui presidente è il sindaco di Menfi, Vincenzo Lotà, uno dei 16 comuni ribelli. Quell’Ati dove c’è anche il sindaco di Santa Margherita Belìce, Franco Valenti, che adesso sta utilizzando l’argomento acqua scrivendo una lettera aperta ai candidati alla Presidenza della Regione. Una lettera che sa di opportunismo politico.

“Molti sindaci- scrive Zammuto- da quando sono entrati a far parte dell’ATI, sembra siano stati colpiti dall’oblio più totale”. Zammuto fa riferimento all’Atto di Indirizzo per la riorganizzazione del servizio idrico integrato della Sicilia, diramato dall’Assessorato Regionale dell’Energia e dei servizi di Pubblica Utilità lo scorso 18 maggio.

ECCO PERCHE’ I COSTI ALTI DELLE BOLLETTE.  “Come si può cadere nell’oblio- continua Zammuto- nell’apprendere che i cittadini dei 27 comuni che hanno consegnato le reti a Girgenti Acque subiscono un aggravio sulle tariffe, a causa dei 16 comuni che non hanno  consegnato le reti e, soprattutto, le loro fonti di acqua?”  Zammuto spiega il motivo per le nostre tariffe sono più alte rispetto alla media nazionale. “Questo succede perché costretti a comprare l’acqua da SiciliaAcque SPA a euro 0,72 con un’incidenza sulle tariffe finali di circa il 40%. Mentre nella media nazionale, l’incidenza delle “materie prime” nella tariffa, è del 6%.”

LA RELAZIONE DELLA COMMISSIONE ISPETTIVA. Zammuto cita la relazione dove viene evidenziato che a causa dei 16 comuni che non hanno consegnato le  reti, “…il piano economico finanziario che costituiva lo strumento cardine per assicurare l’efficienza dei servizi da erogare per garantire la bancabilità della gestione finanziaria e degli investimenti…” si è determinato la crisi dell’equilibrio finanziario, considerato che la formazione del piano era stato realizzato sulla base dei 43 Comuni. Uno squilibrio che, a detta di Girgenti Acque, non ha consentito l’investimento dei fondi sulle reti, le fogne e i depuratori.

Se oggi Girgenti Acque non ha sfruttato i 108.592. 740,00 di euro approvati con delibera n. 6 del 6 dicembre 2011, salvo una parte utilizzata per i comuni di Licata, Ribera e Castrofilippo, “è accaduto perché sono venuti meno dei fondi per la copertura finanziaria,  una parte dei quali sono stati utilizzati per pagare  infrazioni sanzionate dall’Unione Europea per i ritardi accumulati nel sistema fognario-depurativo”.

L’ATI SGOMBERI LE ANOMALIE. Zammuto si chiede se  l’ATI “sta provvedendo a sgombrare il campo dalle anomalie interne alla sua costituzione che determinano gravi e irrisolvibili questioni e dare all’ATI stessa quella legittimazione che, così come stanno le cose, non ha”.

I COMUNI “RIBELLI” SONO FUORI LEGGE.  Zammuto denuncia l’anomalia dei “16 comuni che stanno dentro l’Assemblea Territoriale Idrica nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n. 93/2017 abbia bocciato l’art. 3, comma 3, lettera i) della L.R. 19/2015 richiamata e fatta propria dall’Assessorato Regionale dell’Energia che ha emanato l’Atto di Indirizzo.

LA DOMANDA SPINOSA. “Se i 27 comuni gestiti da Girgenti Acque non avessero all’interno dell’ATI i 16 comuni “ribelli”, la lotta contro l’inadempiente gestore sarebbe condotta con tanta prudenza e tatticismi, utili, forse, a chi non ne ha interesse o coltiva interessi diversi?”

Filippo Cardinale